venerdì 13 settembre 2013

15 anni di ingiustizia!

Geraldina Colotti, il manifesto | 12 Settembre 2013 Dal 1959, il terrorismo contro il popolo cubano ha causato la morte di 3.478 persone e ne ha menomato altre 2.099 Un nastro giallo per i Cinque cubani nel quindicesimo anno della loro ingiusta detenzione. Giallo è il colore evocato dalla canzone Tie a Yellow Ribbon Round the Ole Oak Tree. «Lega un nastro giallo intorno alla vecchia quercia», dice il detenuto che esce dal carcere alla sua donna, per sapere se lei lo aspetta ancora. E lei risponde esponendo nastri gialli dappertutto. È l'ultima campagna internazionale ideata per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla vicenda dei cinque agenti cubani. Quattro di loro - Gerardo Hernandez Nordelo, Ramon Labanino Salazar, Antonio Guerrero Rodriguez, Fernando Gonzalez Llort - sono ancora prigionieri nelle carceri statunitensi. Il quinto, René Gonzalez, ha finito la pena ed è tornato nel suo paese: «Vorrei che questo 12 settembre producesse un terremoto d'amore, un messaggio del popolo cubano a quello nordamericano», ha scritto dall'Avana. René e i suoi quattro compagni sono stati arrestati a Miami il 12 settembre del 1998 con l'accusa di spionaggio. Lui è stato condannato a 15 anni e ha ottenuto la libertà condizionale nell'ottobre del 2011. Un'amica gli ha prestato la casa in un quartiere di Miami, dove però ha dovuto vivere sotto la costante minaccia di essere ucciso dalle reti anticastriste, quelle stesse che aveva provato a disinnescare durante la sua missione. Reti tutt'ora pericolose, continuamente foraggiate dai soldi del Pentagono e armate dalla Cia. I documenti del Cablogate, resi noti dal soldato Usa Bradley Manning, e quelli del Datagate, prodotti dall'ex consulente Cia Edward Snowden, lo hanno confermato, provando quanto Cuba denuncia da anni. Il 12 aprile di quest'anno, Gonzalez ha dovuto rinunciare alla cittadinanza statunitense, acquisita per nascita. I Cinque cubani, poco prima di essere arrestati avevano scoperto un piano criminale che avrebbe messo in pericolo anche la sicurezza di cittadini Usa. Il 16 e il 17 giugno del '98, il governo cubano aveva invitato due importanti responsabili dell'Fbi ai quali aveva consegnato un'ampia e dettagliata documentazione sulle reti destabilizzanti residenti in Florida: il frutto dell'attività di intelligence portata avanti dai cinque agenti infiltrati fra gli anticastristi. In precedenza, Fidel Castro aveva fatto pervenire un messaggio al suo omologo statunitense, Bill Clinton attraverso lo scrittore Garcia Marquez. A tutt'oggi, malgrado le prove fornite all'Fbi, nessuno dei personaggi implicati in quei crimini è mai stato interrogato o perseguito negli Usa: dove anzi continuano a trovare rifugio i peggiori mercenari come Posada Carriles, reo confesso di diversi attentati mortali. Dal '59, il terrorismo contro il popolo cubano ha causato la morte di 3.478 persone, e ne ha menomato a vita altre 2.099. Tre mesi dopo, invece, vengono arrestati i cinque agenti. Dopo un processo macchiato da numerose violazioni del diritto, vengono condannati a 4 ergastoli più 77 anni, rinchiusi in diverse prigioni di massima sicurezza e sottoposti a trattamenti inumani e degradanti. Il 27 maggio 2005, il gruppo di lavoro sulle Detenzioni arbitrarie delle Nazioni unite segnala le violazioni contro i Cinque e chiede un processo non viziato come quello di Miami. Il 9 agosto, tre giudici della Corte d'appello dell'undicesimo Circuito di Atlanta decidono all'unanimità di annullare il verdetto del tribunale di prima istanza e chiedono un nuovo giudizio. Il 28 settembre, il governo Usa chiede a tutta la Corte d'appello, composta da 12 giudici, di riconsiderare quella decisione, forzando loro la mano con una procedura a dir poco anomala. Nel 2006, la Corte d'appello rigetta la decisione dei 3 magistrati e rinvia di nuovo il caso ad altri giudici. Il 20 agosto 2006, la difesa istruisce un nuovo processo d'appello. Nel 2008, tre giudici della Corte d'Appello di Atlanta confermano le pene per Gerardo Hernandez e per René Gonzalez, ma annullano quelle di Labanino, Guerrero e Fernando Gonzalez. E rinviano il caso dei tre alla Corte del distretto di Miami perché siano riprocessati. In quell'occasione, la Corte d'appello riconosce unanimemente l'inesistenza di prove in merito a presunte informazioni segrete per mettere in pericolo la sicurezza nazionale Usa. Nel 2009, la Corte suprema, su richiesta dell'amministrazione Obama, rifiuta di riaprire il caso. Una spinosa vicenda politica e un caso di giustizia negata che evidenzia l'inesauribile accanimento del governo Usa contro la piccola isola, intestardita a mantenere intatta la propria revolución. L'elezione di Obama aveva inizialmente sollevato qualche speranza. Nessuna inversione di tendenza si è vista, però: Cuba figura sempre tra i paesi che «appoggiano il terrorismo», il bloqueo continua a strangolare l'economia dell'isola e a sanzionare i paesi che infrangono il diktat nordamericano. Tantomeno si è risolto il caso degli agenti detenuti, ai quali ormai non resta che l'indulto di Obama. Una richiesta che i numerosi comitati di sostegno, attivi in tutto il mondo hanno portato fino alla Casa Bianca con l'efficace campagna «Obama... Give me five» in cui una mano aperta gioca con l'espressione «batti il cinque» per esprimere un gesto d'amicizia e una speranza. In questi ultimi anni, il presidente Usa ha ricevuto milioni di cartoline. E adesso che incombono altri venti di guerra, i manifestanti che anche oggi chiederanno la liberazione dei Cinque, hanno buon gioco a ricordargli che Cuba esporta medici, non droni e «terrorismo». Leggi tutto...

lunedì 2 settembre 2013

Fidel: "manovre militari e bugie prezzolate"

Mi spinge a scrivere il fatto che molto presto succederanno cose gravi. In questa epoca non trascorrono dieci o quindici anni senza che la nostra specie corra pericoli reali di estinzione. Né Obama né altripotrebbe garantire una cosa diversa; lo dico per realismo, poiché solo la verità potrebbe offrirci un po’ più di benessere e un soffio di speranza. Siamo arrivati alla maggiore età. Non abbiamo diritto di ingannare né di ingannarci. Nella sua immensa maggioranza l’opinione pubblica conosce abbastanza sul nuovo rischio che è alle porte. Non è semplicemente il fatto che missili crociera puntino verso obiettivi in Siria, è che questo coraggioso paese arabo, situato nel cuore di più di mille milioni di musulmani, e il cui spirito di lotta è proverbiale, ha dichiarato che resisterà fino all’ultimo respiro. Tutti sanno che Bashar al Assad non era un politico. Ha studiato medicina. Si è laureato nel 1988 e si è specializzato in oftalmologia. Ha assunto un ruolo politico dopo la morte di suo padre Hafez al Assad nel 2000 e dopo la morte accidentale di un fratello. Tutti i membri della Nato, alleati incondizionati degli Stati uniti e pochi paesi petroliferi alleati dell’impero in questa zona del Medio oriente, si garantiscono la fornitura mondiale di combustibili di origine fossile, accumulata durante più di mille milioni di anni. Per la piena disponibilità di energia proveniente dall’idrogeno occorreranno perlomeno 60 anni.L’accumulazione dei gas a effetto serra continuerà dunque a galoppare. D’altra parte si dice che nel 2040, in appena 27 anni, molti compiti oggi espletati dalla polizia, come imporre multe e altro, saranno nelle mani dei robot. I lettori si immaginano quanto sarà difficile discutere con un robot capace di fare milioni di calcoli per minuto? In realtà tutto questo era inimmaginabile anni fa. Lunedì 26 agosto, articoli di agenzie classiche ben conosciute per i loro servizi sofisticati a favore degli Stati uniti, si sono dedicati a diffondere la notizia che Edward Snowden aveva dovuto stabilirsi in Russia perché Cuba aveva ceduto alle pressioni degli Stati uniti. Ignoro se qualcuno in qualche luogo abbia detto qualcosa o no a Snowden, perché questo non è il mio compito. Leggo quello che posso su notizie, opinioni e libri che si pubblicano nel mondo. Ammiro il coraggioso e la correttezza delle dichiarazioni di Snowden, che ha prestato un servizio al mondo rivelando la politica secondo me disgustosamente disonesta del poderoso impero che imbroglia e inganna. Non sono però d’accordo che qualcuno, non importano i suoi meriti, possa parlare a nome di Cuba. Una bugia prezzolata. Chi l’afferma? Il giornale russo Kommersant. Che cos’è questo libello? Come spiega la stessa agenzia Reuters, il giornale cita fonti prossime al Dipartimento di Stato nordamericano: all’ultimo minuto Cuba avrebbe informato le autorità affinché impedissero a Snowden di prendere il volo della linea aerea Aeroflot. Secondo il giornale, Snowden ha trascorso un paio di giorni nel consolato russo di Hong Kong per manifestare la sua intenzione di volare in America latina via Mosca. Se io volessi potrei parlare di questi temi che conosco ampiamente. Ho osservato con particolare interesse le immagini del presidente della Repubblica bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, durante la sua visita alla nave insegna del distaccamento russo che visita il Venezuela, dopo il suo anteriore scalo nei porti de L’Avana e Nicaragua. Durante la visita del Presidente venezuelano all’imbarcazione mi hanno impressionato varie immagini. Una di queste è stata la potenza dei numerosi radar capaci di controllare le attività operative dell’imbarcazione in qualsiasi situazione. D’altra parte, indaghiamo sulle attività del mercenario rotativo Kommersant. Nella sua epoca è stato uno dei più perversi mezzi al servizio dell’estrema destra controrivoluzionaria, che adesso è felice che il governo conservatore e lacché di Londra invii i suoi bombardieri alla base aerea a Cipro, pronti per lanciare le loro bombe sulle forze patriottiche dell’eroica Siria, mentre in Egitto, qualificato come il cuore del mondo arabo, migliaia di persone sono assassinate dagli autori di un grossolano colpo di Stato. In questa atmosfera si preparano i mezzi navali e aerei dell’impero e i suoi alleati per iniziare un genocidio contro i popoli arabi. È assolutamente chiaro che gli Stati uniti tenteranno sempre di fare pressioni su Cuba come fanno con l’Onu e con qualunque istituzione pubblica o privata del mondo. E’ una delle caratteristiche dei governi di quel paese, e non sarebbe possibile aspettarsi dai suoi governi un’altra cosa. Però resistiamo da 54 anni difendendoci senza tregua -e per il tempo ulteriore che occcorrerà -, affrontando il criminale blocco economico del poderoso impero. Il nostro maggiore errore è stato di non aver saputo imparare molto di più in molto meno tempo. Fidel Castro Ruz - il manifesto Leggi tutto...