Cari compagni,
a proposito delle polemiche che in questi ultimi mesi hanno coinvolto Cuba ed il suo Governo, il Circolo di Senigallia, con una lettera inviata al Direttivo Nazionale dell’Associazione (che potrete leggere su un post pubblicato nel nostro sito il 27 febbraio scorso) ha preso una posizione chiara.
Per ribadire le nostre preoccupazioni pubblichiamo l’articolo uscito ieri sul quotidiano ‘il manifesto’ firmato dallo scrittore cubano Guillermo Rodríguez Rivera che, a nostro avviso, interpreta nel migliore dei modi la situazione che sta vivendo Cuba ed il grave pericolo che incombe sul suo futuro “…da una parte i contro-rivoluzionari, che la rivoluzione non vogliono rifondarla ma cancellarla … Dall'altra parte, una burocrazia impaurita o soddisfatta che non vuole il benché minimo cambiamento perché tutto continui uguale e, se alla fine fossero loro stessi a distruggere la rivoluzione, per poter divenire «la nuova classe» dominante e borghese, come è già accaduto in altre parti”.
Hasta la victoria siempre!
di Guillermo Rodríguez Rivera - 'il Manifesto' del 15/04/10.
Il trovador Silvio Rodríguez dà note e versi alla sua protesta: cambi ineludibili ma dentro la rivoluzione
Nel suo ultimo disco, il grande trovador cubano Silvio Rodríguez, ha chiamato a quello che definisce un Secondo appuntamento (Segunda cita) Il precedente era stato l'appuntamento «con gli angeli». A esso risposero alcuni degli angeli visibili tra noi esseri umani: Giordano Bruno, l'eretico condannato per liberare la mente degli uomini contro la menzogna; Federico García Lorca, il poeta assassinato dal fascismo e dai pregiudizi; José Martí, caduto lottando a fianco dei «poveri della terra»; le centinaia di migliaia di morti di Hiroshima, quando una superpotenza volle chiarire qual era il paese poderoso a cui tutti gli altri dovevano inchinarsi; l'odio razzista che assassina quelli che chiedono giustizia ed uguaglianza, come Luther King; il fanatismo che diventa terrorismo come nei due terribili 11 settembre: quello della morte di Allende, che volle migliorare con mezzi pacifici la vita dei cileni, e quello del criminale abbattimento delle torri gemelle newyorkesi.
In questo Secondo appuntamento, credo che Silvio convochi e unisca tutti noi cubani che abbiamo discusso sul richiamo del presidente Raúl Castro sulle possibili soluzioni ai gravi problemi che il popolo soffre e conosce. Un nuovo appuntamento con la storia, che vuole ripercuotersi sulla vita quotidiana, sulla vita reale dei cubani.
Tutto sembra indicare che è ritornato il Silvio che volle «lasciare la casa e la poltrona» nei tempi eroici del Che o che affrontò i burocrati della cultura in «Devo dividermi in due». Ma sono cambiati i tempi e le circostanze. Per di più, il disco esce nel mezzo di una feroce campagna mediatica scatenata contro la rivoluzione cubana subito dopo la morte per sciopero della fame, del detenuto Orlando Zapata Tamayo.
Il disco esce in un mare molto agitato per via del confronto tra la Cuba rivoluzionaria e i suoi nemici, e in questo mare agitato vogliono pescare i nemici permanenti delle idee che la Nueva Trova cubana ha sempre difeso, e vorrebbero prendere all'amo sia Pablo Milanés che Silvio Rodríguez.
L'esiliato Hernández Busto, che ha chiesto l'intervento militare Usa a Cuba, ha detto che solo il suo prestigio evita a Pablo di essere arrestato, guardandosi bene però da ricordare le parole di Pablo sulla Cuba che desidera: «Con i Castro, ma con cambiamenti».
La stampa spagnola nasconde o minimizza il pensiero dei due trovadores e batte sul diffuso desiderio di cambi essenziali nel paese, che ovviamente essi condividono, manipolando le loro vere posizioni e presentandoli come se fossero passati dall'altra parte.
Silvio ha sottolineato l'incapacità delle recensioni uscite all'estero di capire e e valutare le idee lui ha voluto mettere in gioco. Il disco è uscito in Argentina e Spagna, ma lui sostiene che è profondamente legato alla nostra realtà cubana e i suoi recensori stranieri non conoscono abbastanza Cuba per capire ciò che Secondo appuntamento dice.
Un esempio: il quotidiano spagnolo El País, enfatizza questi versi della canzone che dà il titolo al disco. I versi che dicono: «Quisiera ir al punto naciente/ de aquella ofensiva/ que hundió con un cuño impotente/ toda iniciativa» (vorrei andare al punto nascente/ di quella offensiva/ che ha affondato con un conio impotente/ qualsiasi inizitiva). Per loro la «offensiva» di cui parla è la rivoluzione stessa.
Ma noi che abbiamo vissuto i tremendi anni della rivoluzione e sappiamo come la pensa Silvio, capiamo benissimo che non allude alla rivoluzione del '59, ma alla «offensiva» del marzo del '68 che cancellò qualsiasi attività economica non statale, le imprese medie e piccole e perfino il semplice lavoro individuale privato, e introdusse mali che non conoscevamo dopo 7 anni di socialismo e che da cui non siamo più riusciti a liberarci da allora. Ovvero la mentalità di aspettarci tutto dallo Stato, perché lo Stato era tutto e qualsiasi iniziativa al di fuori di esso era illegale. E' a partire da lì che «affondò ogni iniziativa» e compave la passività propria della «mentalità del piccione»; che cominciò quella «deviazione delle risorse» (un eufemismo), che ha generato l'inevitabile abitudine di procurarsi le cose nell'unico posto in cui c'erano: nei forniti e incontrollati magazzini statali; che alla fine si arrivò al punto, sebbene l'economia non ne avesse bisogno e anzi ne risentisse, per cui lo Stato dovette dare un'occupazione a tutti coloro che aveva lasciato senza i mezzi per vivere, col risultato di produrre di meno e spendere di più.
Affrontare questi vecchi errori, è il senso di ciò che Silvio chiama «rifondare la rivoluzione» o «tornare a fare il viaggio verso i semi di José Martí». Riconoscere dove ci siamo sbagliati e darci un Secondo appuntamento con la storia per ottenere ciò che abbiamo perso per strada: dall'autentico sviluppo della rivoluzione, fino «al passato di una certa ragazza che camminava di notte per il Vedado, leggera e ubriaca».
Questa è la prospettiva del Secondo appuntamento, che si trova ad affrontare molti e diversi nemici. Da una parte i contro-rivoluzionari, che la rivoluzione non vogliono rifondarla ma cancellarla e che farebbero carte false per avere al loro fianco Pablo Milanés e Silvio Rodríguez. Dall'altra parte, una burocrazia impaurita o soddisfatta che non vuole il benché minimo cambiamento perché tutto continui uguale e, se alla fine fossero loro stessi a distruggere la rivoluzione, per poter divenire «la nuova classe» dominante e borghese, come è già accaduto in altre parti.
Non so se Silvio sarà d'accordo con me, ma Secondo appuntamento è un manifesto, un appello a cui noi cubani dobbiamo rispondere: quello di un cambiamento rivoluzionario.
sabato 17 aprile 2010
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