FIDEL CASTRO: LA GRANDEZZA DI UN UOMO
A 88 anni di vita, il leader storico della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro, rappresenta un paradigma di lotta per la pace e la verità nel mondo.
La sua militanza rivoluzionaria, l’autenticità e la coerenza lo hanno trasformato in uno dei più grandi leaders di tutti i tempi, perché la Rivoluzione cubana ha reso realtà un clima di giustizia che molti sognano.
Con la sua straordinaria lungimiranza ha guidato la lotta del popolo cubano per il consolidamento del processo rivoluzionario, lo sviluppo verso il socialismo e le trasformazioni economiche e sociali.
Doti personali, come l’impegno di ascoltare sempre la volontà popolare, lo hanno portato al posto d’onore che occupa come leader storico della Rivoluzione.
Anche se si è ritirato dall’attività pubblica nel 2006 per motivi di salute, mantiene una perfetta vitalità, come dimostrano le sue Riflessioni. NÈ LEGGENDA, NÈ MITO.
Nelle sue Riflessioni, Fidel trasmette fiducia nel futuro e la sua capacità di prevederlo. La sua vasta cultura e la sua esperienza come leader gli permettono un’ampia visione per prevedere gli avvenimenti e anticipare i fatti.
A 88 anni, continua la sua lotta perché un mondo migliore sia possibile, con precise critiche contro l’ordine economico globale vigente, contro lo sperpero delle risorse naturali e, più di recente, sul genocidio contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza.
Fidel carismatico, giusto e ottimista nell’avvenire, non è né una leggenda né un mito: è solo un uomo come pochi, la cui tenacia ha ispirato e incoraggia i cubani ad affrontare la politica ostile del Nord e a preservare quello che ha conquistato.
A 88 anni di vita, il leader storico della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro, rappresenta un paradigma di lotta per la pace e la verità nel mondo.
La sua militanza rivoluzionaria, l’autenticità e la coerenza lo hanno trasformato in uno dei più grandi leaders di tutti i tempi, perché la Rivoluzione cubana ha reso realtà un clima di giustizia che molti sognano.
Con la sua straordinaria lungimiranza ha guidato la lotta del popolo cubano per il consolidamento del processo rivoluzionario, lo sviluppo verso il socialismo e le trasformazioni economiche e sociali.
Doti personali, come l’impegno di ascoltare sempre la volontà popolare, lo hanno portato al posto d’onore che occupa come leader storico della Rivoluzione.
Anche se si è ritirato dall’attività pubblica nel 2006 per motivi di salute, mantiene una perfetta vitalità, come dimostrano le sue Riflessioni. NÈ LEGGENDA, NÈ MITO.
Nelle sue Riflessioni, Fidel trasmette fiducia nel futuro e la sua capacità di prevederlo. La sua vasta cultura e la sua esperienza come leader gli permettono un’ampia visione per prevedere gli avvenimenti e anticipare i fatti.
A 88 anni, continua la sua lotta perché un mondo migliore sia possibile, con precise critiche contro l’ordine economico globale vigente, contro lo sperpero delle risorse naturali e, più di recente, sul genocidio contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza.
Fidel carismatico, giusto e ottimista nell’avvenire, non è né una leggenda né un mito: è solo un uomo come pochi, la cui tenacia ha ispirato e incoraggia i cubani ad affrontare la politica ostile del Nord e a preservare quello che ha conquistato.
Di seguito una sua lucida Riflessione sull'attuale situazione mondiale e sui possibili terribili sviluppi futuri.
“La società mondiale non conosce tregua negli ultimi anni, particolarmente da quando la Comunità Economica Europea, sotto la direzione ferrea ed incondizionata degli Stati Uniti, ha considerato che era arrivata l’ora di saldare i conti con quello che restava di due grandi nazioni che, ispirate nelle idee di Marx, avevano portato a termine la prodezza di mettere fine all’ordine coloniale ed imperialista imposto al mondo dall’Europa e dagli Stati Uniti.
Nell’antica Russia è esplosa una
rivoluzione che ha commosso il mondo.
Si aspettava che la prima gran
rivoluzione socialista si sarebbe sviluppata nei paesi più industrializzati
dell’Europa, come Inghilterra, Francia, Germania e l’Impero Austro-Ungarico.
Questa, tuttavia, ha avuto luogo in Russia il cui territorio si estendeva in
Asia, dal nord dell’Europa fino al Sud dell’Alaska che era anche stato
territorio zarista, venduto per alcuni dollari al paese che sarebbe
posteriormente il più interessato nell’attaccare e distruggere la rivoluzione
ed il paese che l’ha generata.
La maggiore prodezza del nuovo
Stato è stato creare un’Unione capace di raggruppare le sue risorse e
condividere la sua tecnologia con gran numero di nazioni deboli e meno
sviluppate, vittime inevitabili dello sfruttamento coloniale. Sarebbe o no
conveniente nel mondo attuale una vera società di nazioni che rispettasse
diritti, credenze, cultura, tecnologie e risorse di luoghi accessibili del
pianeta apprezzati da tanti esseri umani, che vorrebbero conoscerli? E non
sarebbe molto più giusto che tutte le persone che oggi, in frazioni di secondo,
si comunicano da un estremo ad un altro del pianeta, vedano negli altri un
amico od un fratello e non un nemico disposto a sterminarlo coi mezzi che è
stata capace di creare la conoscenza umana?
Per credere che gli esseri umani
potrebbero essere capaci di albergare tali obiettivi, penso che non esiste
nessun diritto per distruggere città, assassinare bambini, polverizzare
abitazioni, a seminare da tutte le parti terrore, fame e morte. In che angolo
del mondo potrebbero giustificarsi tali fatti? Se si ricorda che alla fine del
massacro dell’ultima contesa mondiale il mondo si illuse con la creazione delle
Nazioni Unite, è perché gran parte dell’umanità le ha immaginate con tali
prospettive, benché non fossero definiti perfettamente i suoi obiettivi. Un
inganno colossale è quello che si percepisce oggi quando sorgono problemi
che insinuano la possibile esplosione di una guerra con l’impiego di armi che
potrebbero porre fine all’esistenza umana.
Esistono individui negligenti,
apparentemente non pochi, che considerano un merito la loro disposizione a
morire, ma soprattutto ad ammazzare per difendere privilegi vergognosi.Questo è l'inizio del post.Molte persone si meravigliano
ascoltando le dichiarazioni di alcuni portavoci europei della NATO quando si
esprimono con lo stile ed il volto delle SS naziste. In occasioni perfino si
vestono con abiti oscuri in piena estate.
Noi abbiamo un avversario
abbastanza poderoso come lo è il nostro vicino più prossimo: gli Stati Uniti.
Gli abbiamo avvertiti che avremmo resistito al bloqueo, benché questo potesse
implicare un costo molto elevato per il nostro paese. Non c’è peggiore prezzo
che capitolare di fronte al nemico che ti aggredisce senza ragione né diritto.
Era il sentimento di un popolo piccolo ed isolato. Il resto dei governi di
questo emisfero, con rare eccezioni, si erano sommati al poderoso ed influente
impero. Non si trattava da parte nostra di un atteggiamento personale, era il
sentimento di una piccola nazione che era una proprietà dagli inizi del secolo
non solo politica, ma anche economica degli Stati Uniti. La Spagna c’aveva
ceduto a questo paese dopo avere sofferto quasi cinque secoli di colonialismo e
di un incalcolabile numero di morti e perdite materiali nella lotta per
l’indipendenza.
L’impero si è arrogato il diritto
di intervenire militarmente a Cuba in virtù di un perfido emendamento
costituzionale che ha imposto ad un Congresso impotente ed incapace di
resistere. A parte di essere i padroni di quasi tutto a Cuba: abbondanti terre,
le maggiori centrali di canna da zucchero, le miniere, le banche e perfino la
prerogativa di imprimere il nostro denaro, ci proibiva di produrre leguminose
sufficienti per alimentare la popolazione.
Quando l’URSS si è disintegrata ed
è anche sparito il Campo Socialista, abbiamo continuato a resistere, ed
insieme, lo Stato ed il popolo rivoluzionario, proseguiamo la nostra marcia
indipendente.
Non desidero, tuttavia,
drammatizzare questa storia modesta. Preferisco piuttosto sottolineare che la
politica dell’impero è tanto drammaticamente ridicola che non tarderà molto nel
passare nell’immondezzaio della storia. L’impero di Adolf Hitler, ispirato
nell’avidità, è passato alla storia senza più gloria che l’alito apportato ai
governi borghesi ed aggressivi della NATO che li converte nello zimbello
dell’Europa e del mondo, col suo euro, che come il dollaro, non tarderà a
trasformarsi in carta straccia, chiamata a dipendere dallo yuan ed anche dai
rubli, davanti alla vigorosa economia cinese strettamente unita all’enorme
potenziale economico e tecnico della Russia.
Qualcosa che si è trasformato in un
simbolo della politica imperiale è il cinismo.
Come si conosce, John McCain è
stato il candidato repubblicano alle elezioni del 2008. Il personaggio è uscito
alla luce pubblica quando nella sua condizione di pilota è stato abbattuto
mentre il suo aeroplano bombardava la popolosa città di Hanoi. Un missile
vietnamita l’ha raggiunto in pieno volo ed aereo e pilota sono caduti in un
lago ubicato nelle vicinanze dalla capitale, attiguo alla città.
Un antico soldato vietnamita già
ritirato che si guadagnava la vita lavorando nelle prossimità, vedendo cadere
l’aeroplano ed un pilota ferito che tentava di salvarsi si è mosso per soccorrerlo;
mentre il vecchio soldato prestava questo aiuto, un gruppo della popolazione di
Hanoi che soffriva gli attacchi dell’aviazione, correva per saldare i conti con
l’assassino. Lo stesso soldato ha persuaso il popolo a non farlo, perché era
già un prigioniero e la sua vita si doveva rispettare. Le stesse autorità
yankee si sono comunicate col Governo pregando che non si agisse contro questo
pilota.
A parte le norme del Governo
vietnamita di rispetto ai prigionieri, il pilota era figlio di un Ammiraglio
dell’Armata degli Stati Uniti che aveva svolto un ruolo riconosciuto nella
Seconda Guerra Mondiale e stava ancora occupando un importante incarico.
I vietnamiti avevano catturato un
pezzo grosso in questo bombardamento e come è logico, pensando alle conversazioni
inevitabili di pace che dovevano mettere fine alla guerra ingiusta che avevano
imposto, hanno sviluppato un’amicizia con lui che era molto felice di trarre
tutto il vantaggio possibile da questa avventura. Questo, naturalmente, non me
l’ha raccontato nessun vietnamita, né io non l’avrei mai domandato. L’ho letto
e si adatta completamente a determinati dettagli che ho conosciuto più tardi.
Ho anche letto che un giorno Mister McCain aveva scritto che essendo
prigioniero in Vietnam, mentre era torturato, ha ascoltato voci in spagnolo
consigliando i torturatori che cosa dovevano fare e come farlo. Erano voci di
cubani, secondo McCain. Cuba non è mai stata consulente in Vietnam. I suoi
militari conoscono perfettamente bene come fare la guerra.
Il Generale Giap è stato uno dei
capi più brillanti della nostra epoca che in Dien Bien Phu è stato capace di
ubicare i cannoni in selve intricate e ripide, fatto che i militari yankee ed
europei consideravano impossibile. Con questi cannoni sparavano da un punto tanto
prossimo che era impossibile neutralizzarli senza che le bombe nucleari
colpissero anche gli invasori. Gli altri passi pertinenti, tutti difficili e
complessi, sono stati usati per imporre alle forze circondate europee una resa
vergognosa.
La volpe di McCain ha tratto tutto
il vantaggio possibile dalle sconfitte militari degli invasori yankee ed
europei. Nixon non ha potuto persuadere il suo consigliere di Sicurezza
Nazionale Henry Kissinger, che accettasse l’idea suggerita dallo stesso
Presidente quando in momenti di rilassamento gli diceva perché non gli lanciamo
una di quelle bombe Henry? La vera bomba è arrivata quando gli uomini del
Presidente hanno tentato di spiare i loro avversari del partito opposto. Questo
sì che non si poteva tollerare!
Nonostante ciò, l’attuazione più
cinica del Sig. McCain è stata quella nel Vicino Oriente. Il senatore McCain è
l’alleato più incondizionato di Israele nei grovigli del Mossad, qualcosa che
né i peggiori avversari sarebbero stati capaci di immaginare. McCain ha
partecipato insieme a questo servizio segreto alla creazione dello Stato
Islamico che si è impadronito di una parte considerabile e vitale dell’Iraq,
come dicono, di un terzo del territorio della Siria. Tale Stato conta già con
entrate miliardarie, e minaccia Arabia Saudita ed altri Stati di questa
complessa regione che somministra la parte più importante del combustibile
mondiale.
Non sarebbe preferibile, lottare
per produrre più alimenti e prodotti industriali, costruire ospedali e scuole
per le migliaia di milioni di esseri umani che ne hanno bisogno disperatamente,
promuovere l’arte e la cultura, lottare contro malattie di massa che portano
alla morte oltre la metà dei malati, lavoratori della salute o tecnici che,
come sembra, potrebbero eliminare finalmente malattie come il cancro, l’ebola,
la malaria, la dengue, la chikungunya, il diabete ed altre che colpiscono le
funzioni vitali degli esseri umani?
Se oggi risulta possibile
prolungare la vita, la salute ed il tempo utile delle persone, se è perfettamente
possibile pianificare lo sviluppo della popolazione in virtù della produttività
crescente, la cultura e lo sviluppo dei valori umani, che aspettano a farlo?
Trionferanno le idee giuste o
trionferà il disastro.
Fidel Castro Ruz
31 agosto 2014.E questo è il resto.
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