Cuba. La piccola isola si mobilita contro
l’Ebola. Al via il vertice speciale dei
paesi dell’Alba
Roberto Livi - il manifesto del 19/10/14.
Più di 4.000 morti in Africa occidentale ma secondo gli esperti la cifra dovrebbe
essere raddoppiata. Di fronte a questo tragico bilancio di vittime dell’Ebola
l’Onu ha suonato l’allarme internazionale, chiedendo alle grandi potenze e alle
ex colonie una mobilitazione straordinaria per contrastare il morbo. Però i
grandi attori internazionali sono restii a far seguire i fatti agli allarmi.
E ancor di più a inviare personale medico in Africa. Così il
compito di guidare la forza medica internazionale nel fronte di combattimento
dell’Ebola, tocca a una piccola isola, con poco più di 11 milioni di abitanti e
un reddito procapite di circa 5000 euro: infatti Cuba ha inviato la settimana
scorsa in Sierra Leone un contingente di 165 fra medici, infermieri, biologi e
specialisti in assistenza sociale. E entro l’anno giungerà un secondo
contingente formato da 294 operatori della salute.
Non solo, da domani inizierà all’Avana un vertice speciale
dell’Alleanza bolivariana dei popoli della nostra America-Trattato di commercio
dei popoli (Alba-Tcp) per coordinare la cooperazione regionale per affrontare
l’epidemia dell’Ebola e porre in atto misure preventive. Capi di Stato e di
governo dell’Alba (Cuba, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Antigua y Barbuda,
Salvador, Nicaragua, Santa Lucia, San Vicente e Granadine, Surinam, San
Domingo) rispondono così all’appello dell’Onu per decidere una politica comune
di aiuti all’Africa occidentale e centrale e per evitare che il contagio si
estenda all’America latina e ai paesi dei Caraibi.
Non è la prima volta che Cuba gioca un ruolo di primaria
importanza nell’affrontare disastri internazionali: il suo contributo ai
contingenti medici e sanitari impegnati in situazioni di crisi (epidemie,
terremoti, ecc) non ha rivali: fino ad oggi circa 50.000 operatori sanitari
cubani ben addestrati sono al lavoro in 66 Paesi. Non solo, l’isola ha
sperimentato anche personale capace di intervenire in situazioni di crisi, come
i cicloni, per organizzare la mobilitazione sociale e dare assistenza anche
psicologica alla popolazione. Proprio grazie a questa esperienza e a tale
massiccio impegno, il vertice straordinario dell’Alba è stato convocato
all’Avana.
Con una dichiarazione del tutto inusuale, anche il
segretario di Stato Usa, John Kerry ha riconosciuto il ruolo di avanguardia di
Cuba rivolgendosi al corpo diplomatico straniero a Washington per chiedere una
mobilitazione internazionale contro l’epidemia: «Cuba – ha detto – un paese di
appena 11 milioni di abitanti ha inviato (in Africa) 165 operatori della salute
e prevede di inviarne altri 300». La necessità di intervenire in Africa per
fermare il contagio è stata più volte espressa dalle autorità cubane. Lo stesso
Fidel Castro, in un articolo pubblicato ieri, ha espresso il suo commosso
omaggio agli specialisti cubani impegnati in questa importante, ma anche pericolosa,
missione umanitaria. «È giunta l’ora del dovere» e dell’impegno, conclude
Fidel, ricordando che con questo vertice straordinario «noi latinoamericani e
caribegni inviamo un messaggio di speranza e di lotta agli altri paesi del
mondo».
Nonostante i riconoscimenti internazionali di fronte a tale
impegno, vi è però chi non rinuncia a usare politicamente questa emergenza per
attaccare il governo cubano. Il ruolo, ancora una volta, è toccato al Nuovo
Herald che nei giorni scorsi ha pubblicato un articolo dedicato a «voci
insistenti» le quali affermano che in caso di contagio «gli operatori sanitari
cubani non saranno rimpatriati nell’isola». Come dire che saranno abbandonati
alla loro sorte. Naturalmente, nessuna prova è stata fornita per sostenere tali
«voci», che sanno di sciacallaggio.
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