Parla l’ex vicesegretario dell’Onu: “Si è verificato un
golpe fallito, Guaidó è screditato e l’Ue deve capirlo”
di Salvatore Cannavò| da Il Fatto Quotidiano del 01/05/19.
Pino Arlacchi, ex vicesegretario generale delle Nazioni Unite, soggiorna in un albergo del centro della Capitale.
Non è lontano da piazza Altamira in cui si è concentrato Guaidó con i
suoi sostenitori. “In realtà è un luogo simbolo della destra estrema dei
guarimbas, le squadre dei bulli dei quartieri alti che assaltano i
cortei popolari picchiando, bruciando e sparando”.
Dalla sua osservazione privilegiata Arlacchi assicura che a Caracas non si è verificato nessun golpe, nessuna insurrezione e che la città è tranquilla. “Forse possiamo parlare di un tentativo di provocare la reazione del governo Maduro per offrire un pretesto agli Stati Uniti, ma niente più di questo”.
Il suo racconto, raccolto intorno alle 14 locali, è netto: “I fatti importanti si sono svolti dalle 3 alle 5 del mattino quando Guaidó si presenta in piazza con Lopez, uno dei capi dei partiti di opposizione accusato di banda armata per aver guidato i guarimbas. Lopez era agli arresti domiciliari, prosegue l’ex deputato europeo, che occorre dire sono molto blandi nonostante a infliggerglieli sia stata quella che viene definita una “feroce dittatura”. Guaidó e Lopez si sono così presentati insieme a un gruppo molto piccolo di militari in assetto di guerra e con due autoblindo dietro le spalle. Solo che non è successo nulla e alle 8.30 era tutto finito. Nessun sollevamento né nell’esercito né nella popolazione. Nessun altro atto di nessun tipo. Il mini-golpe è stato invece trasformato in una manifestazione verso il palazzo di Miraflores, quello del governo, ma i manifestanti non sono arrivati nemmeno a un chilometro dall’edificio”.
Mentre parliamo, siti e tv di tutto il mondo danno conto di manifestazioni attaccate da autoblindo della polizia regolare, ma Arlacchi sorride: “Personalmente ho attraversato la città senza incontrare alcun ostacolo tranne due posti di blocco. Alle 13 era tutto finito. Il capo delle forze armate ha dichiarato il sostegno totale al presidente in carica”. Quindi cosa è accaduto veramente, quali sono le intenzioni di Guaidó, chiediamo: “Guaidó ha pensato di innescare una reazione forte del governo di Maduro per poter scatenare l’intervento americano. Solo che ha manifestato una chiara debolezza e i soldati non lo hanno seguito. In città non c’è nessuna atmosfera di tensione e in definitiva se il tentativo era quello di stimolare una reazione del governo, questa non si è verificata”. A questo punto, osserva l’esperto di questioni internazionali, in Venezuela per un’attività legata alla lotta alle mafie, la palla può davvero passare al governo in carica. “Il golpe fallito, a mio giudizio, ha rafforzato moltissimo Maduro mostrando la solidità del suo rapporto con l’esercito e l’inesistenza di una insurrezione popolare. Credo che Maduro potrà fare un’apertura verso l’opposizione che non si riconosce pianamente in Guaidó, accettando le proposte di dialogo e di organizzazione di nuove elezioni che vengono dal Vaticano, dall’Italia e da alcuni paesi dell’America latina. Ma anche dalla Ue, come mi sembra di vedere dalle dichiarazioni della portavoce Ue. Maduro esce illeso e rafforzato dall’episodio”.
Per quanto riguarda la popolazione, poi, pur trovandosi in presenza di una crisi “gravissima”, Arlacchi nega che ci sia una situazione drammatica: “Caracas è una città tranquilla, ci sono generi alimentari, non ci sono persone che muoiono dalla fame. Certo, c’è una gravissima crisi economica e sociale che è determinata dalle sanzioni economiche americane che tagliano le medicine. Il rapporto Sachs spiega molto bene che negli ultimi due anni a seguito delle sanzioni sono morte 40 mila persone in più soprattutto per la mancanza di medicine come l’insulina o i farmaci anti-Hiv. Il governo ha i soldi per comprare ma le banche internazionali si rifiutano di processare le transazioni. L’arma delle sanzioni può essere molto pericolosa”. Anche sugli scontri in piazza il sociologo invita a essere più sobri nei commenti: “La Guardia nazionale del Venezuela per dettato costituzionale non può portare armi in manifestazioni pubbliche né usarle. La polizia nazionale ha le armi ma può utilizzare solo proiettili di gomma. Sono i gruppi armati delle opposizioni che utilizzano le armi per uccidere. E in genere il bilancio di morti è a svantaggio della polizia”. Infine la richiesta all’Unione europea e agli Stati occidentali di “ritirare qualsiasi sostegno a Guaidó. Uno che utilizza così disinvoltamente la minaccia di golpe non può avere alcuna credibilità. Del resto si pensi che in Catalogna gli indipendentisti sono in galera senza aver compiuto nessun atto di violenza, mentre Guaidó si autoproclama presidente, promuove scontri di piazza e gira libero tranquillamente. Chi è davvero l’interlocutore più credibile?”.
Dalla sua osservazione privilegiata Arlacchi assicura che a Caracas non si è verificato nessun golpe, nessuna insurrezione e che la città è tranquilla. “Forse possiamo parlare di un tentativo di provocare la reazione del governo Maduro per offrire un pretesto agli Stati Uniti, ma niente più di questo”.
Il suo racconto, raccolto intorno alle 14 locali, è netto: “I fatti importanti si sono svolti dalle 3 alle 5 del mattino quando Guaidó si presenta in piazza con Lopez, uno dei capi dei partiti di opposizione accusato di banda armata per aver guidato i guarimbas. Lopez era agli arresti domiciliari, prosegue l’ex deputato europeo, che occorre dire sono molto blandi nonostante a infliggerglieli sia stata quella che viene definita una “feroce dittatura”. Guaidó e Lopez si sono così presentati insieme a un gruppo molto piccolo di militari in assetto di guerra e con due autoblindo dietro le spalle. Solo che non è successo nulla e alle 8.30 era tutto finito. Nessun sollevamento né nell’esercito né nella popolazione. Nessun altro atto di nessun tipo. Il mini-golpe è stato invece trasformato in una manifestazione verso il palazzo di Miraflores, quello del governo, ma i manifestanti non sono arrivati nemmeno a un chilometro dall’edificio”.
Mentre parliamo, siti e tv di tutto il mondo danno conto di manifestazioni attaccate da autoblindo della polizia regolare, ma Arlacchi sorride: “Personalmente ho attraversato la città senza incontrare alcun ostacolo tranne due posti di blocco. Alle 13 era tutto finito. Il capo delle forze armate ha dichiarato il sostegno totale al presidente in carica”. Quindi cosa è accaduto veramente, quali sono le intenzioni di Guaidó, chiediamo: “Guaidó ha pensato di innescare una reazione forte del governo di Maduro per poter scatenare l’intervento americano. Solo che ha manifestato una chiara debolezza e i soldati non lo hanno seguito. In città non c’è nessuna atmosfera di tensione e in definitiva se il tentativo era quello di stimolare una reazione del governo, questa non si è verificata”. A questo punto, osserva l’esperto di questioni internazionali, in Venezuela per un’attività legata alla lotta alle mafie, la palla può davvero passare al governo in carica. “Il golpe fallito, a mio giudizio, ha rafforzato moltissimo Maduro mostrando la solidità del suo rapporto con l’esercito e l’inesistenza di una insurrezione popolare. Credo che Maduro potrà fare un’apertura verso l’opposizione che non si riconosce pianamente in Guaidó, accettando le proposte di dialogo e di organizzazione di nuove elezioni che vengono dal Vaticano, dall’Italia e da alcuni paesi dell’America latina. Ma anche dalla Ue, come mi sembra di vedere dalle dichiarazioni della portavoce Ue. Maduro esce illeso e rafforzato dall’episodio”.
Per quanto riguarda la popolazione, poi, pur trovandosi in presenza di una crisi “gravissima”, Arlacchi nega che ci sia una situazione drammatica: “Caracas è una città tranquilla, ci sono generi alimentari, non ci sono persone che muoiono dalla fame. Certo, c’è una gravissima crisi economica e sociale che è determinata dalle sanzioni economiche americane che tagliano le medicine. Il rapporto Sachs spiega molto bene che negli ultimi due anni a seguito delle sanzioni sono morte 40 mila persone in più soprattutto per la mancanza di medicine come l’insulina o i farmaci anti-Hiv. Il governo ha i soldi per comprare ma le banche internazionali si rifiutano di processare le transazioni. L’arma delle sanzioni può essere molto pericolosa”. Anche sugli scontri in piazza il sociologo invita a essere più sobri nei commenti: “La Guardia nazionale del Venezuela per dettato costituzionale non può portare armi in manifestazioni pubbliche né usarle. La polizia nazionale ha le armi ma può utilizzare solo proiettili di gomma. Sono i gruppi armati delle opposizioni che utilizzano le armi per uccidere. E in genere il bilancio di morti è a svantaggio della polizia”. Infine la richiesta all’Unione europea e agli Stati occidentali di “ritirare qualsiasi sostegno a Guaidó. Uno che utilizza così disinvoltamente la minaccia di golpe non può avere alcuna credibilità. Del resto si pensi che in Catalogna gli indipendentisti sono in galera senza aver compiuto nessun atto di violenza, mentre Guaidó si autoproclama presidente, promuove scontri di piazza e gira libero tranquillamente. Chi è davvero l’interlocutore più credibile?”.
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