domenica 3 maggio 2009
Noi non ci caschiamo.
Stamattina guardando le prime pagine dei quotidiani in edicola siamo stati attratti da quella dell’Unità su cui campeggiava il titolo “Voci libere” con la foto della blogger anticastrista Yoani Sanchez. Incuriositi e sempre bisognosi di voci libere, visto quello che passano i nostri mezzi di informazione pubblici e privati, abbiamo acquistato il quotidiano fondato da Antonio Gramsci (mai spesa fu più rimpianta). Prima di scrivere questo post ci siamo chiesti se valesse la pena o meno commentare punto per punto le inesattezze e le bugie spacciate per verità inconfutabili dalla cosiddetta blogger “dissidente” e riprese come fossero oro colato dal quotidiano in questione. Il rischio era (ed è) quello di contrapporre opinioni ad altre opinioni , ben sapendo che nel campo delle chiacchiere ognuno può dire ciò che vuole senza doversi sobbarcare l’onere della dimostrazione di quanto afferma. Che senso avrebbe avuto, dunque, controbattere a chi dice, al telefono (anche se controllato dai servizi segreti) al giornale “che rispetta molto” e quindi conosce e legge che i cubani hanno difficoltà quotidiane nel trovare cibo da portare sulle proprie tavole, nel fare le cose più semplici come portare una lettera alla posta, che vive in un regime politico maschilista al cento per cento “così succede spesso che la polizia arresti mio marito e non me. Io sono una donna, un soggetto non abbastanza importante per il carcere”. Come dicevamo è inutile controbattere con cifre e statistiche sia sul ruolo che le donne hanno nelle istituzioni cubane a tutti i livelli sia sugli indici di sviluppo umano (percentuali di analfabetismo, posti letto ospedalieri, accesso all’acqua potabile, calorie disponibili per abitante e mortalità infantile) forniti non dal regime ma da organismi internazionali che mettono Cuba, paese del terzo mondo, tra i più virtuosi del pianeta. Unica replica la diamo non noi che come dice la Sanchez siamo “nostalgici che considerano Cuba un parco tematico dove ubicare le loro utopie” ma una connazionale di Yoani, Carolina Major Perez che in un’intervista a ‘il Manifesto’ del 4 marzo di quest’anno diceva.” Mio figlio ha vent'anni, sta studiando al secondo anno di università, ingegneria delle telecomunicazioni. Nel 2007 si è iscritto all'università e gli hanno consegnato 7 libri senza pagare un centesimo, a lui e a tutti quelli che si stavano iscrivendo, più di 100 ragazzi, ed era solo un anticipo di tutto i libri e il materiale che avrebbero ricevuto gratuitamente per tutto il corso di studi. Quanti giovani in America latina o in Europa possono dire altrettanto? Nelle altre parti del mondo, tante persone si svegliano con l'angoscia di dover cercare un lavoro o di poterlo perdere o di non potersi curare. Noi possiamo avere avuto il problema di come vestirci, per via degli effetti della doppia moneta e del peso convertibile, ma non quell'angoscia".
Meglio allora concentrarsi su una questione che ci sembra incontrovertibile e che smonta da cima a fondo questa ennesima operazione di diffamazione a mezzo stampa. Come si può affermare, ci chiediamo e chiediamo anche a voi, di trovarsi su un’isola che vieta la libertà di stampa e di opinione e farlo attraverso un blog aggiornato quotidianamente e comodamente da una casa all’Avana. Ma che razza di “regime” è quello che non riesce a porre neanche un ostacolo burocratico o un filtro all’attività di una dissidente così pericolosa? E’ proprio vero, non ci sono più i dittatori di una volta. Yoani Sanchez, in un’intervista concessa il mese scorso al settimanale “Internazionale”, arriva addirittura a confessare che si guadagna da vivere facendo senza autorizzazione la guida per i turisti e guarda un po’, il presunto grande fratello cubano è così inefficiente da non essere mai andato a chiedergli conto di questa illegalità. Eppure in questo modo avrebbe potuto salvare capra e cavoli, del resto anche Al Capone venne arrestato e condannato per motivi fiscali. Contraddizioni di non poco conto che forse qualche spirito libero dovrebbe far notare alla novella Giovanna D’Arco della rete.
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1 commento:
SONO D'ACCORDO
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