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mercoledì 24 dicembre 2014
domenica 21 dicembre 2014
Cuba, Obama cambia verso
di Fabrizio Casari
La notizia che tutte le persone dotate di buon senso
attendevano da decadi è arrivata. Gli Stati Uniti rivedono in forma e sostanza
la loro politica verso l’isola socialista. Sebbene non sarà facile
l'abrogazione del blocco, che potrà darsi solo con il voto del Congresso a
maggioranza repubblicana, i poteri presidenziali permetteranno
all'Amministrazione Obama di procedere verso la normalizzazione delle relazioni
diplomatiche con Cuba.
Da subito, insieme ad una serie di misure destinate a
svuotare il blocco, come primo significativo atto della nuova fase, Obama ha
accolto la proposta di Cuba di uno scambio tra Alan Gross, detenuto a L’Avana e
i tre cubani prigionieri negli Stati Uniti. Un gesto auspicato da diverso tempo
da Cuba e che rappresenta ora un importante inizio di questa nuova fase delle
relazioni tra i due paesi.
Fidel l’aveva promesso al suo popolo e così è stato.
Volveran (torneranno) era stata la parola che in questi anni aveva accompagnato
ogni presa di posizione in ogni parte del mondo che chiedeva il ritorno a Cuba
dei suoi eroi antiterroristi imprigionati negli Stati Uniti, giudicati da
processi farsa e condannati sulla base dell’odio politico degli USA verso
l’isola caraibica. E ora sono liberi e a casa, premio finale di una politica
che il governo cubano ha saputo costruire miscelando dialogo e fermezza,
decisionismo politico e aperture costanti.
Un atteggiamento che ha reso chiaro all’interlocutore
statunitense come il confronto era tra pari e che la soluzione del conflitto su
tema degli attacchi terroristici contro Cuba e il diritto di essa a difendersi
non avrebbe trovato altro terreno possibile che non vedesse le parti trattare
sulla base dell’eguaglianza, come si deve a due paesi che reciprocamente
riconoscono il loro diritto alla sicurezza.
A simbolizzare l'accordo, persino nelle comunicazioni ai
rispettivi popoli c’è stata uguaglianza, visto il contemporaneo intervento del
presidente Usa e di quello cubano a commentare il nuovo cammino intrapreso.
Dopo aver entrambi ringraziato Papa Francesco e il governo del Canada per
l’opera di mediazione svolta, il Presidente Obama si è detto convinto che “non
si possa procedere per sempre con politiche identiche sperando che diano
risultati differenti”, riconoscendo quanto meno l'inutilità delle misure
adottate fino ad oggi. Affermando in spagnolo “tutti siamo americani”
(disarticolando così la Dottrina Monroe), e dicendosi convinto che “dobbiamo
imparare l’arte di convivere civilmente con le nostre differenze”, il
presidente USA ha chiamato il Congresso “a rimuovere ostacoli ed impedimenti
che restringano i vincoli tra i nostri popoli” chiedendo così di approvare
rapidamente la fine del blocco contro Cuba.
Concetti simili quelli esposti dal Presidente cubano Raul
Castro, che in un discorso alla nazione ha affermato che “L’Avana è pronta a
stabilire livelli di cooperazione negli ambiti multilaterali come le Nazioni
Unite” e, pur ricordando come i due paesi abbiano “visioni differenti sul tema
dei diritti umani e politica estera, da parte di Cuba c’è la volontà di
dialogare con gli Usa su questi temi”.
Immediati i complimenti per il cambio di politica da parte
di Washington da parte di Papa Francesco e del Segretario delle Nazioni Unite
Bank Ki Moon, così come da diversi leader latinoamericani, primo dei quali il
Presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, che ha affermato si debba riconoscere
al Presidente Obama “un gesto valoroso”.
La liberazione di Alan Gross, il contrattista dell’USAID
arrivato a Cuba per contribuire alla costruzione di una rete clandestina
sovversiva, nell’ambito del progetto governativo statunitense di “attività per
lo sviluppo della democrazia a Cuba”, (cioè l’interferenza a scopo di
destabilizzazione del clima politico nell’isola), è stata da alcuni anni la
richiesta di Washington a L’Avana come viatico per l’apertura di un processo
che portasse gradualmente alla “normalizzazione delle relazioni”.
Da parte sua, Cuba - che nell’ambito dell’accordo ha deciso
di liberare altri 53 detenuti per sovversione ed una spia statunitense di
origine cubana - aveva sempre proposto lo scambio del detenuto statunitense con
i tre eroi cubani prigionieri con un duplice obiettivo: il primo, ovviamente,
era quello di riportare a casa uomini che a buon diritto e senza nessuna
retorica è possibile chiamare eroi.
Seppelliti sotto pene detentive pazzesche, in nessun momento
hanno accettato di sottomettersi alle esigenze politiche statunitensi fornendo
versioni che avrebbero potuto risparmiargli la detenzione. Hanno continuato a
subire ogni privazione ed ogni affronto ma gridando al mondo la verità della
loro missione: infiltrarsi nella rete terroristico-mafiosa della FNCA e
smascherare i loro piani terroristici contro l’isola.
La liberazione di due di essi era già arrivata nei mesi
scorsi per lo scadere delle loro condanne, mentre tre rimanevano ancora
prigionieri. Contro l’assurdità delle condanne e per la loro liberazione, in
ogni dove del mondo si sono pronunciati parlamenti e singole personalità
politiche, intellettuali, artisti, uomini e donne di ogni categoria e
professione, giuristi ed organi di stampa. Ed è evidente come questa campagna
internazionale abbia ottenuto l’effetto di rendere ogni giorno più difficile
mantenerli prigionieri e, dunque, ogni giorno più possibile avviare un dialogo
che prevedesse la loro liberazione.
Il secondo obbiettivo cubano era invece tutto politico:
mettere sulla bilancia la liberazione di Alan Gross e quella dei tre
prigionieri cubani significava chiarire al mondo che chi da Miami combatteva le
infiltrazioni terroristiche contro Cuba aveva ben ragione di farlo, dato che
dette operazioni venivano realizzate anche dalle agenzie statali USA,
nell’ambito del progetto di sovvertire l’ordine sociopolitico cubano.
Mettere sullo stesso piano Gross e i tre cubani significava
costringere gli Stati Uniti ad ammettere che Gross era a Cuba per conto del
governo USA, così come Renè Gonzalez, Gerardo Hernandez, Fernando Gonzalez,
Antonio Guerrero e Ramon Labanino erano negli Usa per conto di Cuba. Tutti
avevano una missione da compiere
Assai diverse tra loro, però. I cinque lavoravano per
fermare gli attentati che in 55 anni sono costati all’isola centinaia di morti
e feriti e miliardi di dollari di danni, mentre Gross era a Cuba come soggetto
attivo nelle più recenti operazioni di destabilizzazione contro l’isola,
realizzate tramite la manipolazione della Rete internet, il sostegno ai cosiddetti
“dissidenti”, le attività spionistiche realizzate dalle ONG fintamente
indipendenti. Operazioni che si sommavano al blocco economico e commerciale,
all’aggressione diplomatica e alla propaganda anticubana, formando i tanti -
non tutti - tasselli del puzzle che disegna l’ostilità degli USA verso Cuba.
Da parte cubana si registra una inevitabile soddisfazione
per l’esito auspicato in questi anni. Non si tratta, peraltro, solo del
riconoscimento implicito da parte degli USA del diritto di Cuba a difendersi ed
ottenere comunque un risultato politico indiscutibile nel tenere allo stesso
tavolo, con pari dignità, Davide e Golia, ma anche di vedere ora, in una
prospettiva politica di breve termine, la fine di una ostilità ed un odio
anacronistico che può aprire per entrambi i paesi un cammino diverso.
Per Cuba la normalizzazione delle relazioni con gli Stati
Uniti rappresenta di per sé un ulteriore conferma di come 55 anni di resistenza
non sono stati vani; le aperture già determinatesi con l’evoluzione del
socialismo cubano troveranno ulteriore rafforzamento da questo passaggio. Il
cui significato sarà, fino a quando non si accompagnerà alla fine formale del
blocco economico, soprattutto politico, ma il cui valore simbolico rappresenta
la fine di un’era e l’inizio di un nuovo corso della storia.
Per gli Stati Uniti, il riconoscimento dell’interlocuzione
politica con Cuba, sollecitato dai suoi mass media più prestigiosi, apre uno
scenario interno inedito, giacché riporta per la prima volta in 50 anni la titolarità
della politica verso Cuba nelle mani della Casa Bianca. I repubblicani daranno
battaglia affinchè il Congresso non approvi la fine del blocco contro Cuba, e
d'altra parte ciò dal punto di vista dei loro interessi è comprensibile. Non
solo uno dei capisaldi della loro politica viene messo in crisi, e per di più
con Congresso e Senato nelle loro mani, ma la Casa Bianca pone il partito
repubblicano in totale isolamento nei confronti dell'opinione pubblica interna
ed internazionale.
Inoltre, l'iniziativa di Obama riduce enormemente, in un
colpo solo, l’influenza della lobby affaristico-mafiosa diretta dalla FNCA in
Florida e mette i parlamentari eletti grazie ai suoi voti in una posizione
secondaria. Assesta un ulteriore colpo all’area più reazionaria e recalcitrante
del partito repubblicano e pone la Florida, uno degli stati-chiave per
l’elezione del Presidente, di fronte ad uno scenario che vedrà ripercussioni
enormi sul piano dell’equilibrio dei poteri locali quando le leggi anticubane e
l’intero blocco dovessero cessare di esistere.
Basti pensare a cosa sarebbe dei colossali affari che la
FNCA realizza con l’immigrazione clandestina il giorno che la Ley del pie
mojado (“legge del piede bagnato”, con la quale si stabilisce che ogni cubano
che arrivi a toccare il territorio americano sia immediatamente residente,
mentre di ogni altra nazionalità viene arrestato). Sul traffico di clandestini
tra Cuba e Usa la FNCA ha costruito una parte consistente delle sue fortune,
con le quali ha continuato a finanziare la sua corte di terroristi anticubani.
Non è un caso che il Senatore Marco Rubio, che rappresenta
il volto nuovo della lobby parlamentare anticubana diretta dalla FNCA di Miami,
abbia dichiarato immediatamente che “lo scambio rappresenta un precedente
pericoloso che mette a rischio gli statunitensi nel mondo”, che la visione di
Obama è “ingenua e ignorante e tradisce i valori statunitensi” e la sua
ventriloqua, Yoani Sanchez, abbia commentato che “il castrismo ha vinto”. Per
lei, come per i suoi compari nell’isola, il vento sarà indubbiamente diverso:
la normalizzazione delle relazioni non potrà non determinare la fine degli
stanziamenti verso la sovversione, o comunque una sua significativa riduzione.
Per l’analfabeta politica che gli Usa avevano scelto come
bandiera della democrazia, si apre una fase diversa, dove i milioni di dollari
accumulati avranno bisogno di oculatezza negli investimenti, visto il futuro
che si prospetta meno generoso. Nel momento in cui Washington dovesse ritenere
superflua la sua esistenza, non basterebbero certo gli Aznar o i Vaclav Havel a
garantirle le ricchezze ricevute in cambio delle sue menzogne strampalate
diffuse in tutto il mondo con l’aurea di verità indiscutibili.
Sotto il profilo della politica interna USA, poi, c’è da
sottolineare come il processo di normalizzazione delle relazioni con Cuba sia
sempre stato un proposito di Hillary Clinton e che lo stesso Obama, all’inizio
del suo mandato, sei anni orsono, aveva ritenuto dover mettere in agenda.
Il compito di rivedere la presenza di Cuba nella lista dei
paesi che patrocinano il terrorismo spetterà a John Kerry, che in passato - va
ricordato - fu uno dei senatori che denunciarono il loro scetticismo sui
finanziamenti statunitensi alla “dissidenza”, arrivando a dubitare fortemente
non solo dell’efficacia ma soprattutto della gestione poco trasparente di quei
finanziamenti.
Obama ha quindi deciso di assecondare le pressioni che
imprese, media e cittadini statunitensi hanno diffuso da ormai molti anni,
liberando la Casa Bianca dalla morsa ricattatoria della comunità cubano
americana, che dalla Baia dei Porci ad oggi ha rappresentato il più emblematico
caso di esercizio lobbistico dannoso per il paese e, cosa altrettanto
importante, sul piano dell’immagine sceglie di chiudere uno dei buchi neri
storici della politica estera USA.
Evidentemente liberatosi dalla cautela, vista la fase finale
del suo ultimo mandato, Barak Obama ha deciso di dare un segnale forte alla sua
amministrazione, di passare in qualche modo alla storia come il presidente che
mise fine ad una posizione politica ridicola e condannata dal mondo intero,
abbattendo così l'ultimo pezzo d'intonaco del muro ereditato dalla guerra
fredda. E, così facendo, guadagnandosi almeno una parte di quel Nobel per la
pace prematuramente offertogli all’inizio del suo primo mandato.
dal sito altrenotizie.orgLeggi tutto...
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Cuba,
I cinque eroi
giovedì 18 dicembre 2014
Finalmente liberi!
Prigionieri dal 12 settembre 1998 dopo oltre sedici anni di
ingiusta detenzione negli Stati Uniti sono stati finalmente liberati Gerardo
Hernandez, Ramon Labañino ed Antonio Guerrero, i tre dei cinque combattenti
antiterroristi cubani ancora in carcere (René Gonzalez e Fernando Gonzalez
erano stati già liberati nel corso dell’ultimo anno).
Accogliamo con gioia
questa bella notizia.
Hanno resistito a torture e pressioni psicologiche e
preferito rimanere da innocenti in prigione piuttosto che tradire il proprio
paese e il socialismo.
Hasta la victoria siempre!
Il direttivo del
Circolo Italia-Cuba di Senigallia.
Di seguito il comunicato della nostra segreteria nazionale.
Milano, 17 dicembre 2014
Dopo sedici anni di incessanti battaglie di Cuba e tutto il
suo popolo, a cui si è unito un enorme movimento di solidarietà a livello
mondiale del quale orgogliosamente la nostra Associazione fa parte, è arrivata
la notizia che tutti abbiamo tanto atteso: sono ritornati finalmente in libertà
gli ultimi tre prigionieri dei Cinque eroi cubani ingiustamente detenuti nelle
carceri degli Stati Uniti!
La soluzione politica di questa lunga vicenda dimostra
quello che tutti abbiamo sostenuto: i Cinque eroi sono stati prigionieri
politici e non criminali come la destra e la mafia cubano-americana hanno
sempre voluto far credere.
Esprimiamo tutta la nostra felicità per questo epilogo e la
nostra solidarietà con i Cinque Eroi e tutto il popolo cubano.
Segreteria Nazionale
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I cinque eroi
martedì 9 dicembre 2014
Cena di solidarietà.
Sabato 13 dicembre
ore 20:30
al Circolo Uisp Cesanella di Senigallia
Bocciodromo di via Mantegna, 2 (dietro
la SACCARIA)
CENA con il seguente menù:
·
Tris di bruschette
·
Spezzatino con
fagioli (o con patate)
·
Pinzimonio
·
Dolce
·
Vino Lacrima, acqua,
e naturalmente Ron Cubano!
BALLO con il gruppo di Pizzica Salentina
“MUSICA DELL’ANIMA”
Il costo
della serata ad offerta a partire da € 15
(bambini €10)
L’intero ricavato sarà destinato all’acquisto di un
farmaco antitumorale pediatrico da inviare a Cuba
info su http://www.italia-cuba.it/cuba/salute/medicuba/medicuba.htm
per evitare sprechi è necessario poter
calcolare bene le quantità, chi volesse partecipare è quindi pregato di
prenotarsi
entro giovedì 11
dicembre
telefonando ai seguenti numeri:
Albinella
333/3806715 - Peppe 340/9652373 -
Rosalba 335/423701 - Maurizio 333/3745938
Rosalba 335/423701 - Maurizio 333/3745938
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