mercoledì 20 aprile 2016

Intervento di Fidel al VII Congresso del PCC.



L'anziano leader rivoluzionario ha parlato al Congresso del Pcc. Ha ricordato quando da ragazzo studiava le idee marxiste-leniniste che non ha mai abbandonato.
E' una giornata storica questa. Il 19 aprile del 2016 per chi è stato comunista, anche solo per pochi anni della sua vita, non potrà essere scordato. L'anziano leader rivoluzionario ha pronunciato forse il suo ultimo discorso nella sessione di chiusura del VII Congresso del Partito Comunista Cubano (PCC). Ha rivendicato con forza le sue radici marxiste-leniniste, perché lui ne va fiero, non rinnega. Accolto da una standing ovation e cori di affetto dai banchi dei delegati ("Fidel! Fidel!") l'ex presidente cubano si è seduto accanto al suo successore e fratello, Raul Castro - oggi rieletto primo segretario del PCC - per un breve messaggio di ringraziamento. "Forse questa è una delle ultime volte che parlerò in questa sala", ha detto, ricordando che "fra poco compirò 90 anni" e "sarò come tutti gli altri: per tutti giunge la nostra ora, ma comunque sia rimarranno le idee dei comunisti cubani, a dimostrazione che in questo pianeta, se si lavora con fervore e dignità, si possono produrre i beni materiali e culturali di cui hanno bisogno gli esseri umani".

"Non dovranno passare altri 70 anni perché avvenga un altro fatto come la Rivoluzione Russa, perché l'umanità possa disporre di un altro esempio di grandiosa rivoluzione sociale", ha aggiunto Fidel, che ha ricordato con accenti nostalgici come da giovane si è impegnato "nello studio del marxismo leninismo, senza un precettore che mi aiutasse", ma confortato da "una totale fiducia nell'Unione Sovietica".

Le immagini diffuse dai media ufficiali cubani -il congresso del PCC si è svolto a porte chiuse- mostrano al 'Lider Maximo' della Rivoluzione sempre seduto, vestito con una tuta sportiva, come l'ultima volta che era stato visto in pubblico, dopo un'assenza di nove mesi, lo scorso 8 aprile.

In quanto al congresso del partito, oltre a rieleggere Raul Castro e il suo numero due, Josè Ramon Machado Ventura, i delegati hanno confermato la linea "riformista" varata dalla loro precedente assemblea nel 2011, escludendo qualsiasi possibilità di "politica di shock" o di "privatizzazione neoliberale", che costituirebbero una "restaurazione del capitalismo" e comporterebbero "danni gravi per i diritti e gli interessi" dei cubani. "Non siamo ingenui, né ignoriamo l'influenza di potenti forze esterne che scommettono su quello che chiamano il rafforzamento delle forze non statali di gestione, con l'obbiettivo di creare agenti di cambiamento, per porre fine alla Rivoluzione e al socialismo a Cuba", ha avvertito Raul Castro.

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