Un vecchio detto recita “gli amici si vedono nel momento del
bisogno” e in questo terribile momento che il mondo ed in modo particolare l’Italia
stà vivendo un grande paese come la Cina ed altri come il Venezuela e la
piccola Cuba ci fanno sentire la loro solidarietà e vicinanza. Ieri ad esempio un gruppo di 53 medici cubani è giunto in
Italia, quale altro paese del Terzo Mondo è
in grado di inviare ovunque nel pianeta migliaia di medici e di produrre
farmaci all'avanguardia?
La scelta dell'assessore e della giunta lombarda di
accettare l’aiuto offerto dal paese caraibico rappresenta l'implicito
riconoscimento dei meriti della Rivoluzione cubana e va controcorrente rispetto
all'ultradestra degli amici di Salvini come Bolsonaro che ha cacciato dal suo paese i medici cubani o all'amministrazione
USA diretta da Trump che in questo periodo di emergenza globale conferma in toto il blocco economico che sta strangolando Cuba Venezuela ed Iran respingendo
la proposta di sospendere la stretta almeno sul materiale sanitario.
Speriamo
che passato il momento d’emergenza non si torni
alla “normalità” con tagli alla sanità, numeri chiusi all'università e
tutte le altre politiche neoliberiste
che oggi stiamo drammaticamente pagando o in politica estera nel
continuare ad accettare i diktat dell’amministrazione nazi-evangelista
di Trump.
Di seguito l’interessante articolo di Nazareno Galiè, buona
lettura.
Italia-Cuba Senigallia
Sulle orme di Che
Guevara, in nome di Fidel Castro. I medici cubani in Lombardia come in Africa e
a Haiti
(di N. Galiè)
Un gruppo di 53 medici cubani è giunto in Italia per aiutare
i loro colleghi italiani. Infatti, hanno raggiunto la Lombardia, epicentro
dell’epidemia di Covid-19 in Italia, dove il sistema sanitario è in forte
crisi. Si tratta di personale medico altamente specializzato, con una lunga
esperienza nel trattamento delle malattie infettive, che opererà in un primo
momento nell’ospedale di Crema. L’Italia non è l’unico paese a beneficiare
della solidarietà cubana. Infatti, il Ministero della Salute Pubblica di Cuba
ha reso noto che sono 37 i paesi in cui è stato inviato personale sanitario per
far fronte alla propagazione del virus.
Attualmente ci sono poco meno di 50 mila professionisti
cubani in giro per il mondo e di questi più della metà sono medici. I loro camici
bianchi si trovano in Europa (Russia e Portogallo), in circa 30 nazioni
dell’Africa, nelle regioni del Pacifico, in Medio Oriente e nell’Asia Orientale
e in più di 20 Paesi dell’America Latina e dei Caraibi.
Insieme ai medici operano infermieri, tecnici, laureati con
varie specializzazioni, ingegneri e personale di supporto.
Questo autentico esercito rappresenta il fiore all’occhiello
della Repubblica cubana poichè a tutti i suoi membri è stata sempre
riconosciuta la professionalità, la dedizione e lo spirito di fraternità con i
quali hanno sempre operato anche in zone impervie e solitamente trascurate
dalle grandi lobbies internazionali.
La presenza più grande di medici cubani è in Venezuela dove
si stima che abbiano lavorato dal 2000 ad oggi più di 120 mila professionisti!
Molto numerose le presenze anche in Brasile, Bolivia, Guyana e nella vicina e
poverissima Haiti.
Quello che connota l’impegno dei medici cubani è l’adesione
agli ideali di uguaglianza e solidarietà di Che Guevara, un medico che ha
deciso di sacrificarsi per la liberazione dei popoli, e del Comandante eterno
Fidel Castro. Entrambi avevano intuito che sarebbe stato fondamentale per Cuba
dotarsi di un importante sistema di salute pubblica. A causa dell’embargo, non
sarebbe stato facile trovare cure e medici adeguati dall’esterno. Ciò
nonostante, grazie alla cooperazione con altri paesi socialisti, l’isola riuscì
non solo a dotarsi di un sistema sanitario all’avanguardia nel mondo, ma anche
ad aiutare altri popoli, soprattutto in Africa e in America Latina, in
difficoltà.
In Italia i medici cubani si uniscono al personale sanitario
inviato dalla Cina, ma la regione Lombardia ha annunciato che presto
arriveranno medici anche dal Venezuela (ma c’è stata una gaffe dell’assessore
Gallera, che ha fatto sapere che vorrebbe medici anti chavisti, il che non
merita commenti).
Anche il Cremlino ha annunciato stasera, dopo la telefonata
di Putin a Conte, l’invio di sanitari russi. Un esempio di cooperazione e di
solidarietà tra popoli, in un momento in cui altri paesi si stanno chiudendo a
riccio, focalizzando i propri sforzi sul fronte sanitario interno. È degno di
nota che a prestare soccorso siano paesi che, normalmente e con un alto tasso
di ipocrisia, i media definiscono “totalitari” e “canaglia”.
Anche a Cuba, come in quasi tutto il mondo, è arrivato il
nuovo virus, invero i casi sono tutti d’importazione, ma il governo non ha
rinunciato all’altruismo che caratterizza da sessant’anni la politica estera
dell’Avana. Come ha affermato il Vice Presidente Roberto Morales Ojeda, che fra
l’altro è anche un importante medico, la cooperazione sanitaria “è un sinonimo
di attenzione, conoscenza e amore nei confronti delle persone più vulnerabili,
che ci fa superare le avversità, le barriere geografiche e linguistiche per
portare salute e qualità della vita a coloro che più lo necessitano”.
Solidarietà che è arrivata quest’oggi anche in Italia, dove i nostri medici
sono stremati da un numero, purtroppo sempre maggiore, di contagiati, che
rischiano di non essere adeguatamente curati.
Nei giorni scorsi Cuba aveva già preso un’importante
iniziativa nella direzione della solidarietà, cui non è stata la giusta
attenzione mediatica. Il governo ha consentito l’attracco della nave da
crociera britannica, MS Braemar, in cui alcuni passeggeri erano affetti di
Covid-19. Sia il governo delle Bahamas, il quale fa parte del Commonwealth
inglese e avrebbe avuto l’obbligo di far attraccare la nave, sia gli Stati
Uniti di Trump, che ostentatamente rivendicano l’esistenza di un asse
strategico con Londra, non hanno voluto assumersi dei rischi, lasciando i
passeggeri in balia delle onde. Solo Cuba non si è tirata indietro, prestando
soccorso alla nave e assistendo gli oltre mille passeggeri ed i membri
dell’equipaggio a bordo. “L’aiuto di Cuba non sarà mai dimenticato”, ha
affermato la compagnia di navigazione britannica, proprietaria della MS
Breamar.
Occorre lo “sforzo dell’intera comunità internazionale” per
combatter il virus, ha spiegato il Ministro degli Esteri, Bruno Rodríguez. La
cooperazione e l’internazionalismo sono valori irrinunciabili per la dirigenza
cubana e l’eccellenza nel campo sanitario è uno dei risultati più convincenti
della Rivoluzione.
L’eccellenza della sanità cubana è sotto gli occhi di tutti,
almeno sotto gli occhi di coloro che vogliono vedere. La stessa Cina, la quale
aveva eroicamente sovvenzionato per anni Cuba, aggirando l’embargo che i paesi
europei, obbedienti alle direttive di Washington avevano rispettato con poche
eccezioni, ha potuto beneficiare delle cure sperimentate e poi sviluppate a
L’Avana. Moltissimi pazienti cinesi, affetti di Covid-19, sono stati curati con
l’Interferone Alfa B, una medicina creata nei laboratori cubani a partire dagli
anni 80. Alcuni specialisti cinesi l’hanno definita come il farmaco più
efficace, almeno per ora, contro il nuovo coronavirus. Questo interferone ha la
capacità di inibire la replicazione del virus, e come ha recentemente spiegato
il medico cubano Luis Herrera, può essere utilizzato contro altre malattie
infettive. Fidel Castro decise di sviluppare questa medicina, su suggerimento
di un importante professore proveniente da Houston, capendone le potenzialità.
Di fronte a questa emergenza, per dirla con le parole del dottore Herrera, il
mondo ha l’opportunità di comprendere che la medicina non deve essere concepita
come un mero asset commerciale, ma un diritto fondamentale. La solidarietà
cubana e la superiorità del sistema cinese nell’affrontare la crisi del
coronavirus, ci offrono altresì esempi di come il capitalismo non sia affatto
il modello più razionale cui guardare, sia dal punto di vista etico, sia dal
punto di vista dell’efficienza.
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