giovedì 23 gennaio 2014
SOLIDARIETA’ A FRANCISCO TOLOZA SOSTEGNO AI DIALOGHI DI PACE DELL’AVANA
Esprimiamo solidarietà e vicinanza al movimento colombiano d’opposizione Marcha Patriótica che all’inizio di quest’anno con l’arresto del professor Francisco Javier Toloza ha subito l’ennesimo atto di repressione da parte del Governo Colombiano. Di seguito pubblichiamo un articolo tratto dal sito dell’Associazione Nazionale Nuova Colombia (www.nuovacolombia.net).
Lo scorso 5 gennaio siamo venuti a conoscenza dell’arresto arbitrario del professore universitario colombiano Francisco Javier Toloza, avvenuta il 4 gennaio nella città di Cúcuta per mano delle forze repressive del regime. Abbiamo avuto modo di conoscere il professor Toloza nel settembre del 2012, nell’ambito di un tour europeo di presentazione del Movimento Politico e Sociale Marcha Patriótica, movimento colombiano -formato da migliaia di organizzazioni sociali e popolari- che promuove l’unità del popolo colombiano nella ricerca della pace con giustizia sociale. Responsabile della Commissione delle Relazioni Internazionali e membro della Giunta Patriottica Nazionale di Marcha Patriótica, il professor Toloza, durante gli intensi colloqui sostenuti nelle sedi istituzionali del nostro territorio e in altri ambiti di pubblico interesse, ci ha fornito un quadro della realtà colombiana con minuziosa e dettagliata competenza, denunciando tra l’altro la sistematica violazione dei diritti umani perpetrata nel suo paese da apparati legali e illegali del regime colombiano; allo stesso tempo abbiamo potuto apprezzare le spiccate qualità intellettuali, politiche e umane di Francisco Toloza, universalmente riconosciutegli e poste instancabilmente al servizio del popolo colombiano nella ricerca di una soluzione politica al conflitto sociale e armato che patisce la Colombia da oltre mezzo secolo. In tale occasione, nel settembre del 2012, abbiamo inoltre appreso con favore l’avvio di dialoghi di pace tra le FARC-EP e il Governo Colombiano, con la ferma convinzione che solo una soluzione politica possa porre fine al conflitto.
Inamovibili e decisi sostenitori dei Dialoghi di pace in corso all’Avana, crediamo che un reale processo di pace, che rimuova le cause del conflitto e getti basi concrete nella costruzione di istituzioni realmente democratiche, sia possibile solo a patto che esso sia accompagnato dalla più ampia partecipazione popolare e che l’agibilità democratica dell’opposizione politica sia effettivamente garantita.
Dobbiamo purtroppo però rilevare come la declamazione di buoni propositi da parte del governo Santos non sia supportata dai fatti, che invece indicano la persistenza della repressione di regime e la continua violazione dei diritti umani. Lo stesso movimento Marcha Patriótica, che abbiamo ospitato condividendone propositi e proposte, ha subito nel corso del 2013 l’assassinio di 25 dirigenti politici e sociali, l’arresto e la detenzione di molti suoi membri e una costante persecuzione. Il vigliacco arresto del professor Toloza, accusato di “ribellione aggravata”, è la dimostrazione di come la tattica delle montature giudiziarie continui ad essere strumento per incarcerare l’opposizione al regime, nelle cui prigioni marciscono oltre 9500 prigionieri politici e di coscienza.
Il nostro deciso sostegno ai Dialoghi di Pace in corso all’Avana ci induce a esprimere una forte protesta nei confronti del governo di Juan Manuel Santos, che per dare credibilità ai suoi proclami di volontà di pace dovrebbe quantomeno garantire l’agibilità politica delle opposizioni politico-sociali, invece di dare continuità ad arbitrarie detenzioni illegali.
Con la stessa fermezza e decisione vogliamo esprimere la più alta vicinanza e solidarietà al compagno Francisco Toloza, il cui inestimabile contributo alla ricerca della pace con giustizia sociale deve poter continuare a dare in libertà, con garanzie ed agibilità piene.
Questo è l'inizio del post. E questo è il resto.
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Latinoamerica
domenica 12 gennaio 2014
XI° CONGRESSO NAZIONALE - Genova 28/29/30 marzo 2014. Documento della Commissione Tesseramento e Organizzazione.
Abbiamo affrontato la discussione sui due argomenti in modo aperto, nella consapevolezza che ognuno di essi di fatto finisce per riguardare tutta la vita e la politica dell’Associazione.
Il metodo della discussione “aperta” ci ha permesso di evidenziare tanto le cose positive quanto quelle cose che consideriamo essere carenti nella nostra Associazione, cercando di tramutare il tutto in proposta.
Abbiamo di fatto lasciato distinti in due capitoli gli argomenti “tesseramento” e “organizzazione” per mantenere scisse le specifiche proposte contenute in ognuno, consapevoli del fatto che nessuno dei due argomenti si esaurisce in un esame “tecnico” delle questioni essendo a base del tutto la “politica” in cui viviamo e quella dell’Associazione. Quindi, ed è evidente nel caso specifico dell’organizzazione, non ci siamo limitati a focalizzare obiettivi “organizzativisti”, ma abbiamo inquadrato la proposta nel senso più ampio di organizzazione della vita della nostra Associazione.
Questo è l'inizio del post.
TESSERAMENTO
Il tesseramento e l’adesione organizzata alla nostra Associazione sta conoscendo un andamento in costante ridimensionamento, raggiungendo negli ultimi anni un livello che oramai rappresenta un problema non più rinviabile.
Ciò si dimostra ancor più in questo ultimo anno; tradizionalmente l’anno precongressuale ha coinciso con uno stimolo ed uno sforzo per i diversi circoli ad intensificare il tesseramento anche in ragione della loro rappresentazione congressuale.
Dobbiamo affrontare seriamente la questione del tesseramento, ponendoci l’obbiettivo non solo di fermare questa tendenza ma di invertirla decisamente. A volte non diamo il giusto peso alla questione del tesseramento, ma dobbiamo assumere con chiarezza la consapevolezza che attraverso il tesseramento si esprime non solo e non tanto quanto conta l’Associazione, si esprime soprattutto l’appoggio alla Rivoluzione Cubana in contrapposizione a coloro a cui fa comodo dipingere i suoi sostenitori come nostalgici residuali: dobbiamo con chiarezza porci l’obbiettivo di capovolgere questa immagine.
Le cause del calo di iscrizioni sono molteplici, in parte esterne alla nostra Associazione, ma probabilmente le nostre campagne non riescono ad ottenere l’impatto di attenzione che noi auspichiamo. Il passaggio ad una solidarietà sempre più “politica” e meno “materiale” contiene in sé delle difficoltà, è certamente più “popolare” il richiamo all’aiuto concreto nei confronti di un popolo che un blocco infame ed unilaterale priva delle risorse necessarie al suo sviluppo ed al soddisfacimento dei suoi bisogni, a partire da quelli alimentari e di cura della salute. D’altra parte questo non può significare che la denuncia della negazione di diritti fondamentali, da quelli perpetrati dal “bloqueo” a quelli di privazione della libertà come esercizio di vendetta politica (i Cinque), solo per citare le due questioni politiche forse principali, possa cedere la propria rilevanza nella nostra azione. Allora probabilmente il problema risiede nella debolezza con cui riusciamo a diffondere le nostre ragioni, che sono le ragioni di Cuba. In questo senso la capillarità della nostra comunicazione, a tutti i livelli, può avere degli effetti concreti anche sul tesseramento. E qui intendiamo la comunicazione dal livello nazionale a e tra i circoli ed ai singoli iscritti. Notevoli sforzi in questo senso sono stati fatti nell’ultimo periodo. Dobbiamo insistere con questi e dobbiamo mettere sempre più a disposizione dei nostri associati gli elementi con cui informare sulle nostre iniziative e le ragioni di Cuba con tutti gli argomenti necessari a contrastare l’azione di costante aggressione dei vari mezzi di “disinformazione”.
Ma non basta, è necessario che le nostre iniziative si moltiplichino e soprattutto si diversifichino, cogliendo tutte le proposte che ci consentano di comunicare con tutto quel mondo “esterno” a noi che potenzialmente può condividere le nostre ragioni, dalle iniziative di carattere culturale al rapporto con altre organizzazioni dell’ambito associativo; ed è soprattutto necessario che le iniziative che si realizzano in un circolo possano diventare patrimonio comune e suggerimento. A questo scopo dobbiamo attrezzarci con strumenti più efficaci di quelli attualmente in uso che non assolvono a questo scopo.
Anche se non rappresenta l’unica soluzione possibile a questo problema, uno strumento che abbiamo nelle nostre mani è quello della nostra partecipazione agli eventi e manifestazioni che si svolgono nella vasta area della sinistra. Molto spesso, a titolo individuale, ci troviamo a partecipare a manifestazioni che non hanno un collegamento immediato con Cuba. Trasformare queste partecipazioni “individuali” in partecipazione attiva come Associazione, con i nostri simboli e le nostre bandiere, ci consentirebbe di ottenere una visibilità molto maggiore di quella che le nostre iniziative specifiche ci garantiscono e che spesso ricadono nell’autoreferenzialità, non riuscendo ad andare oltre i nostri associati. E quello della visibilità è sicuramente uno dei nostri principali problemi: quante volte ci capita di incontrare persone, anche idealmente a noi affini, che ignorano l’esistenza dell’Associazione?
Il problema del calo nel tesseramento si abbina all’”invecchiamento” della media dei nostri iscritti, rendendo sempre più esplicita la nostra grande questione, che è il coinvolgimento dei giovani.
Non proporremo qui nessuna ricetta salvifica, riteniamo però utile suggerire alcune indicazioni.
Il coinvolgimento dei giovani non può che venire dalle iniziative con cui ci proponiamo. A proposte come la Brigata José Martí ed altre che sporadicamente abbiamo avanzato (la partecipazione ad eventi a Cuba) dobbiamo saperne affiancare altre che siano dirette principalmente ai giovani. C’è però un dato evidente e direttamente conseguente all’”invecchiamento” che soffriamo: non possiamo pensare che le proposte dirette ai giovani e capaci di coinvolgerli vengano dai “vecchi”. Abbiamo bisogno di arrivare ad un coinvolgimento più attivo e diretto dei giovani presenti nei nostri circoli, che siano loro ad elaborare, anche a livello nazionale, le proposte con cui rivolgerci alle nuove generazioni, con gli strumenti ed il linguaggio che gli appartiene.
Abbiamo spesso dibattuto la questione del costo della tessera associativa in riferimento al coinvolgimento dei giovani. Se da un lato ci pare che in questo momento di forte crisi economica il costo non possa subire aumenti, dall’altro non crediamo che una riduzione speciale in favore dei giovani per attrarre la loro adesione all’Associazione possa essere una leva significativa: è solo attraverso il loro coinvolgimento attivo all’elaborazione delle nostre proposte e delle nostre decisioni che possiamo raggiungere il risultato auspicato.
Infine, occorre porre al tesseramento un’attenzione non occasionale. Bisogna che ci attrezziamo a livello nazionale, ed in stretta collaborazione con quello locale, innanzitutto i coordinamenti regionali, ad un’attività costante di verifica ed intervento sull’andamento del tesseramento in ogni singolo circolo, ponendo in atto ogni intervento utile in quelle realtà che presentano difficoltà . In questo senso può essere utile una commissione che faccia capo alla segreteria nazionale, che abbia questo compito.
ORGANIZZAZIONE
Porsi il problema dell’organizzazione oggi per noi significa darci l’obiettivo di dotarci degli strumenti necessari a rendere più efficace la nostra azione. Significa anche prendere atto delle cose che non funzionano nella nostra Associazione, tanto per la sua proiezione esterna quanto per il coinvolgimento a tutti i livelli del nostro corpo militante, e cercare di dare delle risposte dandoci una struttura più funzionale ed efficace in questo senso senza perciò pensare a semplici soluzioni organizzativiste.
Negli ultimi anni abbiamo osservato un progressivo distacco tra le istanze locali dell’Associazione, e cioè i circoli e i coordinamenti regionali, e il nazionale, e cioè presidenza, segreteria e CdN.
E’ successo che le iniziative intraprese a livello nazionale siano state poco pubblicizzate e partecipate dai circoli. I motivi possono essere diversi: che i circoli non ne avessero adeguata conoscenza (e ciò è avvenuto facilmente quando si è affidato al solo verbale del CdN l’informazione) oppure che, pur conoscendole, siano state ignorate in quanto non giudicate adatte al loro tessuto sociale di competenza.
Inoltre i circoli e i coordinamenti hanno talvolta intrapreso iniziative se non in contrapposizione almeno in sovrapposizione con le iniziative nazionali, magari guidati dalle richieste della provincia gemellata di riferimento. La mancanza del necessario coordinamento tra quanto si prospetta e realizza a livello locale, con l’iniziativa complessivamente realizzata a livello nazionale, ha prodotto diverse problematiche relativamente all’utilità di dare un risalto nazionale in taluni casi o alla difficoltà a sostenere in proprio iniziative assunte localmente con conseguente richiesta (tardiva) di sostegno al livello nazionale anziché diventare occasione per mettere a fattor comune le richieste e le esperienze anche in altre realtà in modo da portare avanti iniziative di carattere nazionale con il coinvolgimento di altri coordinamenti/circoli.
Tutto questo evidenzia una debolezza di rapporti e comunicazione interna all’Associazione e una necessità di creare strumenti opportuni per superare queste difficoltà.
Ci sono due modi di affrontare la questione: uno è quello di rafforzare sempre di più la struttura centrale, l’altro è quello di coinvolgere nell’elaborazione ed organizzazione della nostra proposta le intelligenze disponibile in ogni luogo.
Questi modi però non sono alternativi tra di loro, è piuttosto l’insieme delle due formule che può darci la possibilità di adeguare la nostra Associazione all’obbiettivo che abbiamo di fronte.
Uno dei capisaldi da cui riteniamo di dover partire è quello dei Coordinamenti Regionali.
Veniamo da una fase in cui la funzione dei coordinamenti regionali è spesso stata poco chiara e/o comunque lasciata alla buona volontà dei singoli compagni nell’interpretare al meglio questa funzione.
Innanzi tutto, i coordinamenti regionali devono avere sempre più come fine il miglior funzionamento dei circoli della regione, tramite la coesione e la condivisione di attività fra circoli della stessa area geografica. E’ compito dei coordinamenti promuovere la nascita di nuovi circoli, aiutare i circoli più deboli nelle iniziative e nel tesseramento, curare i contatti con le istituzioni regionali e fare da cerniera fra i circoli ed il nazionale.
Le attività dei coordinamenti e dei circoli non devono sovra/contrapporsi alle attività promosse dal nazionale; al contrario le istanze locali nel farsene promotrici hanno la miglior potenzialità per proporre nelle proprie realtà locali, anche attraverso iniziative originali, per portare la nostra iniziativa sul terreno adatto alla realtà a cui si rivolge.
Dobbiamo poi trovare una soluzione organizzativa e di gestione che permetta di ottenere maggiore partecipazione e nel contempo creare un contatto diretto tra le azioni e le iniziative promosse dal nazionale e le attività dei circoli e dei coordinamenti, che porti perciò a un miglioramento sia quantitativo e qualitativo all’Associazione.
La soluzione individuata, già consigliata dallo scorso congresso, è quella di creare per regolamento delle commissioni di lavoro, coordinate ognuna da un componente della Segreteria e/o del Direttivo Nazionale e composte da soci che non necessariamente facciano parte del direttivo e che siano il più possibile provenienti da tutto il territorio nazionale. Tali commissioni dovranno essere tematiche, svolgere il lavoro secondo le direttive date dal CDN e invitate ai direttivi in cui all'OdG ci sono argomenti di loro competenza.
Ovviamente le commissioni non devono togliere spazi al ruolo dei circoli o dei coordinamenti, ma anzi devono servire a potenziare e supportare il loro lavoro. L’organo operativo dell’Associazione sarà sempre la segreteria, ciascun membro della quale sarà a capo di una commissione.
Le commissioni individuate come necessarie, che dovranno collaborare fra loro e agire congiuntamente in caso di obiettivi comuni, e i loro relativi compiti sono:
Commissione Organizzazione e Tesseramento:
segue costantemente l'andamento del tesseramento e chiede l'intervento del coordinatore regionale o del responsabile di segreteria qualora si manifestino casi di criticità
organizza in maniera centrale la fornitura del materiale/gadget dell'Associazione, senza perciò frustrare la possibilità di ogni circolo di farlo in proprio, e crea un database accessibile all'esterno di tutto il materiale/gadget che l'Associazione e i circoli interessati possono fornire
segue e coadiuva l’andamento delle iscrizioni dei circoli all’albo delle associazioni di promozione sociale a livello locale, e organizza un “vademecum” con le procedure necessarie per l’iscrizione dei nuovi circoli
Commissione Comunicazione:
riporta sui nostri mezzi di informazione (Moncada, Amicuba, Fb, ..) in maniera continuativa le decisioni, le attività e le politiche decise dal direttivo nazionale
cerca di coinvolgere un gruppo di giornalisti “amici” che possano divulgare sia le campagne via via decise dal CDN, sia notizie su Cuba ignorate comunemente dall’informazione “ufficiale” (brevetti sanitari, aiuti unamitari, etc.)
crea, mantiene e utilizza una mailing list a cui inviare le nostre comunicazioni
Commissione Cultura:
propone una serie di referenti (intellettuali, giornalisti, universitari, etc.) che fungano da “comitato scientifico” a cui ogni regione può riferirsi per organizzare iniziative il più possibile partecipate
propone gli inviti in Italia di personalità cubane
organizza iniziative di respiro nazionale in tutti i campi della cultura (spettacolo, sport, salute, istruzione, ...)
Commissione Viaggi e Brigate:
promuove la brigata J.M
cerca e tratta le migliori offerte voli per Cuba
propone viaggi promossi dal nazionale in diversi periodi dell'anno e trova forme e contenuti più attrattivi rispetto alle soluzioni puramente turistiche in collaborazione con il partner cubano Amistur
Commissione Progetti di Cooperazione:
cerca e informa l’Associazione nazionale, i coordinamenti regionali e i circoli rispetto a bandi pubblici per progetti di cooperazione accessibili per finanziamenti congiunti
trova i finanziamenti e gestisce un progetto nazionale di cooperazione coinvolgendo i circoli che non possono permettersi un progetto proprio
gestisce i rapporti con MediCuba Europa
Commissione Rapporti Esterni e Campagne dell'Associazione:
crea rapporti a livello nazionale con istituzioni/partiti/sindacati/associazioni in modo che divulghino/partecipino/si facciano promotori delle nostre campagne e della realtà cubana
propone la partecipazione a manifestazioni di carattere nazionale di altre associazioni/partiti/sindacati
aiuta i coordinamenti regionali e i circoli ad avere tali rapporti anche a livello locale
Commissione Giovani:
individua e pubblicizza possibili iniziative da svolgere a carattere nazionale (sport, concerti, borse di studio...) e locale mirate essenzialmente al coinvolgimento dei giovani. Non si può esaurire in un elenco più o meno lungo di compiti l’obiettivo che ci si pone con questa commissione, la cui essenza è quella di coinvolgere i giovani nella nostra Associazione: quella che è certa è la necessità che essa sia composta da giovani, nella convinzione che solamente loro possono avere proposte e linguaggio capaci di raggiungere i loro coetanei.
E questo è il resto.
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Documento della Commissione Politica.
(Politica-Solidarietà-Gemellaggio-Informazione)
I cambiamenti a Cuba e lo sviluppo della nostra iniziativa politica e di solidarietà.
Questo è l'inizio del post.
Questa volta molto più che in passato, arriviamo al nostro prossimo Congresso, l’XI, con dei cambiamenti sostanziali a livello di geopolitica internazionale in relazione a Cuba. L’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba ha cercato di confrontarsi con questa nuova realtà promovendo attività significative in diversi campi.
Cuba - Per quanto riguarda Cuba il cambiamento, anche solo dall’ultimo nostro Congresso di Milano di 4 anni fa, è di fatto sostanziale. Il paese iniziava allora il percorso della fuoriuscita completa dall’isolamento in cui il potere delle multinazionali, con base negli Stati Uniti e con l’Unione Europea complice, lo voleva relegare del tutto, tra blocco e terrorismo mediatico per far sembrare Cuba una dittatura.
Purtroppo in Europa di quel che accade “altrove” si sa poco o nulla. L’informazione da noi è più impegnata nel denigrare ideologicamente ai “paesi canaglia” piuttosto che valutare fatti e dati. Per la stragrande maggioranza dei media il contesto si riproduce sempre uguale a se stesso. Così la “fonte interessata” propone la notizia e i cortigiani la diffondono in modo acritico se non complice. Per cui, in base a questo paradigma, Cuba rimane uno stato canaglia, il Venezuela è una dittatura, Ecuador, Bolivia, Nicaragua, Argentina, Uruguay e altri, non sono democratici, ecc.
La realtà è che, nonostante gli attacchi militari, economici e mediatici che ha dovuto subire in oltre 50 anni la Rivoluzione cubana è ancora li a poche miglia dall’impero, rappresentando sempre più il punto di riferimento per nuove forme di aggregazione e di integrazione tra i popoli latinoamericani, per le lotte di emancipazione dei paesi del Terzo Mondo e per tutti coloro che nel mondo lottano conto oppressione sfruttamento.
L’America Latina si muove e in pochi anni è diventata la regione più progressista del mondo, orientata verso un’integrazione regionale, pre-requisito per una reale indipendenza, democrazia e sviluppo economico e sociale.
Come recentemente affermato anche dal Presidente Correa, l’America Latina non sta vivendo un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d’epoca. Oggi ci sono governi autonomi, sovrani, progressisti; i governi neoliberali, salvo eccezioni, sono crollati come castelli di sabbia, lasciando il posto a molti governi di sinistra. E continua: non è con più capitalismo, con più neoliberismo, con più mercati che si risolveranno le cose. L’America Latina ha bisogno di un modello alternativo, modello che già si sta costruendo in alcuni paesi.
Fatti positivi sono la nascita del Banco del Sur, dell’ALBA (Alleanza Bolivariana per le popolazioni di Nuestra América), del MERCOSUR, dell’UNASUR, del CARICOM, della Comunità delle Nazioni Andine, di PETROSUR, della CELAC; inoltre con la nascita di Telesur i paesi dell’ALBA cercano di proporre un loro canale informativo e non deformativo. Non va sottovalutata l’alternativa finanziaria adottata con la creazione del Sistema Unico di Compensazione Regionale (SUCRE) e l’istituzione delle imprese “grannazionali” per soddisfare le necessità fondamentali delle popolazioni con meccanismo di commercio equo e complementare e la promozione della solidarietà e della non competitività tra i membri. Un modello (ALBA) alternativo al sistema capitalista, che contempla:
la solidarietà e la complementarietà e la non competizione
l’armonia con la terra che non deve essere sfruttata
la diversità culturale; non soggiogare le culture e non imporre valori culturali o stili di vita alieni alle realtà nazionali
la pace basata su un sistema di giustizia sociale e non su politiche e guerre imperialiste
un sistema che recuperi la condizione umana delle società e delle popolazioni, affinché non riduca queste ultime a semplici consumatrici di beni.
Inoltre i paesi membri confermano che i servizi di base come l’Educazione, la Salute, l’Acqua, l’Energia e le Telecomunicazioni devono essere dichiarati diritti umani e non possono, quindi, essere oggetto di affari privati né tanto meno essere commercializzati dal WTO.
In un’immagine i paesi membri affermano che “la politica sociale non sarà mai più l’ambulanza che raccoglie i morti lasciati dalla politica economica e dal mercato”. Libertà da FMI, WTO, Banca Centrale e ALCA.
Stiamo parlando di una concezione di organizzazione sociale che va oltre i confini nazionali dei singoli paesi. Un’idea di società dove i servizi di base come l’educazione, la salute, l’acqua, l’energia e le telecomunicazioni sono considerati “diritti umani” e non possono quindi essere oggetto di affari privati, né tanto meno essere commercializzati.
Contrariamente alle fallimentari formule neoliberali e delle loro misure di mercato, che hanno lanciato l’umanità in una corsa suicida verso il profitto, l’America Latina mira invece alla rivalorizzazione della gestione statale dell’amministrazione pubblica. In molti dei suoi Paesi si sta promuovendo una nuova relazione Stato-Società e un modello alternativo più democratico, partecipativo e orientato alla soddisfazione delle necessità dei cittadini.
Basta citare UNASUR e CELAC, basta considerare l’ALBA (Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nuestra América), e dare un’occhiata ai loro principi ispiratori per capire cosa intendono i latinoamericani per unità della regione.
Nuovi rapporti commerciali, la sconfitta statunitense nel progetto “ALCA”, politiche convergenti con paesi circostanti, la nascita delle strutture precedentemente citate offrono nuove opportunità di sviluppo a Cuba che pur nelle difficoltà ha saputo mantenere un ruolo di guida e orientamento in ambiti strategici come l’educazione, la cultura, la salute, la farmacologia, la casa, il lavoro ecc.
In molti ambiti Cuba si è presentata come la nazione con più competenza e con più personale atto alla formazione di nuovi addetti nei vari campi. Ciò ha anche portato nuove risorse economiche all’interno dell’economia cubana tanto che il turismo, pur essendo ogni anno in costante crescita, non rappresenta più la principale fonte di valuta straniera, che è oggi invece rappresentata dalla vendita di servizi all’estero.
I cambiamenti economici, compresa la tanto agognata riunificazione della attuale doppia moneta, conseguenti alle risoluzioni sancite con i “lineamentos” dal VI Congresso del PCC sono in piena fase applicativa e le riforme socio-economiche serviranno al consolidamento del sistema socialista della Rivoluzione cubana.
Attualmente gli altri investimenti a Cuba da parte di partner sud-americani sono: cavo internet dal Venezuela con snodi in progressiva diffusione nel paese; zona speciale di sviluppo, una sorta di area franca e industriale del Mariel, la più grande struttura portuale di tutto il Caribe, costruito dal Brasile con finanziamenti brasiliani e cinesi; la realizzazione di due grandi poli turistici nella zona di Pinar del Rio, Marina Gaviota e Punta Colorada Golf & Marina, che diventeranno il più grande complesso turistico di Cuba e che rappresentano i nuovi passi per la modernizzazione di Cuba.
Il prossimo passo per l’Isola è il passaggio delle consegne della Rivoluzione dalle mani dei suoi padri alle nuove generazioni e simbolicamente questo avverrà entro il 2018, con il termine dell’ultimo mandato presidenziale di Raúl.
A seguire proprio dal 2015 verrà inaugurato di fronte a Cuba il nuovo passaggio tra Atlantico e Pacifico con il Canale del Nicaragua, costruito dalla Cina. Questo sostituirà in tutto l’ormai centenario Canale di Panama (già statunitense) e potrà essere il volano della nuova condizione di Cuba, luogo di logistica e movimentazione modernissimo al centro delle rotte atlantiche.
La nostra Associazione chiede all’Unione Europea di eliminare la Posizione Comune, in coerenza con la rielezione di Cuba nel Consiglio dei Diritti Umani e con la posizione quasi plebiscitaria espressa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nelle votazioni contro il blocco.
Ribadiamo con forza la nostra posizione per il pieno rispetto della legalità internazionale, contro tutte le guerre di aggressione e contro tutti i terrorismi.
Infine siamo per la restituzione incondizionata della Base Navale di Guantánamo, illegalmente occupata dagli Stati Uniti.
Italia - Questo scenario che muta ora e cambierà in futuro la condizione anche interna di Cuba, ci impone di riesaminare la storia della nostra solidarietà con la Rivoluzione. Se in passato, anche a causa del bloqueo, del período especial, della caduta del campo socialista, la nostra Associazione era impegnata maggiormente sul fronte della solidarietà “materiale”, da alcuni anni il nostro impegno e le nostre energie, in accordo con le autorità cubane, vengono indirizzati prevalentemente a una solidarietà di tipo “politico”.
Collaborando spesso anche con altre realtà soprattutto europee tuttora vengono forniti materiali e medicinali importantissimi. Prosegue la nostra attività solidale per i farmaci oncologici per l’infanzia che a causa del blocco Cuba non poteva procurare. La campagna da tre anni è quasi esclusivamente finanziata da noi, tramite mediCuba-Europa. Molte forme di solidarietà senza pubblicità visibile hanno poi rappresentato la normale e continua attività di molti Circoli.
Un ruolo estremamente importante l’ha svolto il nostro accesso ai finanziamenti derivanti dal 5 per mille delle imposte. Ci siamo visti destinatari di un tipo di finanziamento certamente importante rispetto alle nostre “normali” risorse economiche, che abbiamo scelto di utilizzare sulla base di un principio politico la cui validità consideriamo un nostro punto di orgoglio: la parte principale di questo finanziamento, almeno il 60%, è stato destinato ad iniziative di solidarietà materiale attraverso il nostro finanziamento a progetti di sviluppo a Cuba; il restante 40% l’abbiamo finalizzato alle nostre campagne politiche e in parte al nostro funzionamento interno. Riteniamo sia sotto gli occhi di tutti la migliorata capacità di realizzare iniziative di ampio respiro. Non si può però pensare che queste nascano dal nulla: in buona parte lo dobbiamo alla maggiore capacità economiche che ci hanno consentito di far marciare con maggior sicurezza le “buone idee” che riteniamo non siamo mancate al nostro interno. La scelta di impegnarci su progetti di sviluppo che fossero significativi per tutta l’isola e non rappresentassero una caduta a pioggia di piccoli finanziamenti ma che al contrario possano rappresentare anche l’opportunità di ampliamento dei progetti con la conseguente possibilità di partecipazione a livello locale dei nostri circoli, la riteniamo giusta. L’ultimo progetto su cui ci siamo impegnati, in campo agroalimentare, è andato in questa direzione,ma maggiori sforzi dovremo fare in tal senso.
Altre importantissime attività di sostegno a Cuba sono state realizzate tramite i gemellaggi che hanno avuto la loro ragione d’essere e di esistere per molti anni e che ultimamente, con il modificarsi delle necessità cubane, forse dovrebbero essere ri-aggiornati in accordo con i compagni cubani. Questi infatti hanno potuto contare molto sulle nostre reti territoriali dei Coordinamenti Regionali. Attualmente le cose sono però cambiate anche in Italia. La diminuzione degli associati è infatti un fattore fisiologico in relazione agli ultimi anni di crisi economica galoppante. Dal punto di vista dell’impegno politico poi, oltre ai propri problemi verso cui si viene dirottati con la perdita di posti di lavoro o di impegno per non perderlo, basta guardare a cosa è successo alle formazioni politiche della sinistra, svuotate e praticamente senza iscritti. Quindi meno necessità materiali da parte di Cuba e meno possibilità economiche nostre e di recuperare ampie fasce di attivismo solidale.
Il prossimo lavoro dal punto di vista politico e della solidarietà non può non tenere conto della nuova fase avviata da Cuba e dai Paesi Latinoamericani. Dopo la solidarietà di servizio che abbiamo attuato per molti anni (dal Período Especial ai primi passi del cammino avviato verso l’integrazione Latinoamericana), abbiamo espresso il massimo nella solidarietà per contrastare il terrorismo mediatico con un grande sforzo nell’informazione e nella comunicazione. Si avvia ora un nuovo percorso verso una solidarietà politica e istituzionale a sostegno della Cuba che si trasforma. Contrastare il blocco, partendo da una visione diversa che deve essere fornita su Cuba in occidente. Usare mezzi di comunicazione che mettano l’Isola fuori dal blocco indipendentemente da quello che decideranno gli Stati Uniti, perché a partire dall’Expo di Milano, Cuba presenterà di fatto un nuovo ruolo, lontano dall’essere isolata e anzi forza propulsiva di un’economia per i tempi futuri.
Ora alla presidenza della CELAC, Cuba rappresenta un continente con oltre 500 milioni di abitanti e delle risorse naturali senza pari per le possibilità di sfruttamento attuale e prossimo. Adesso i popoli latinoamericani commercializzano le proprie risorse e non si fanno più derubare come in passato, favorendo la propria gente che si sta rendendo conto di questa verità.
Da oltre due anni esponenti cubani dell’informazione e della comunicazione avevano sollecitato presso i nostri organismi direttivi la ri-nascita di un gruppo dedicato alla controinformazione per contrastare il terrorismo mediatico contro Cuba. Questa impostazione è stata avanzata dai cubani anche presso le altre aggregazioni solidali europee e non solo. Abbiamo quindi attivato un ristretto ma agguerrito gruppo dedicato a questo compito, che, sempre in coordinamento con la Segreteria Nazionale dell’Associazione, ha rilanciato tutto il comparto. Dopo aver rivisto ed attualizzato il sito internet, aver attivato e incrementato con enorme successo di contatti la pagina Facebook, Twitter, il canale YouTube, aver creato un blog e il bollettino informatico quindicinale Amicuba spedito in PDF a migliaia di persone e istituzioni oltre ai nostri soci, è stato anche arricchito in termini di contenuti il periodico dell’Associazione, El Moncada. La qualità della rivista ha acquisito rilevanza in termini di informazione e cultura politica.
Recentemente da Cuba sono arrivate le valutazioni entusiaste per i risultati di questo impegno e siamo stati additati quali esempio alle altre realtà solidali.
Infine un enorme sforzo, che tutta l’Associazione ha fatto negli ultimi anni, soprattutto dopo il X Congresso di Milano, è stato rivolto al caso dei Cinque. Campagne sistematiche, da quella del giorno 5 di tutti i mesi per i 5 (veramente tantissime), alla campagna internet con le foto di personaggi italiani noti in vari campi, solidali con la causa dei 5. Esposizione di materiale su monumenti famosi, una corsa ciclistica, una visibilità per la tematica dei 5 alla grande manifestazione svoltasi a Milano nell’ottobre del 2012 per il 50° dell’uccisione di Giovanni Ardizzone durante il corteo a difesa di Cuba per la “Crisi dei Missili”, fino alla partecipazione di nostri dirigenti agli incontri di Holguín e alle 5 giornate per i 5 di Washington – 2012 e 2013 – dove hanno presenziato a importanti attività nella tana del lupo, presso gli uffici dei congressisti statunitensi.
Le attività svolte in favore della causa dei 5 hanno visto più recentemente una grande campagna di gigantografie per le strade della capitale, molto importante anche a livello internazionale, e vedono ora il via a un intervento di portata mondiale, quello dei mini-video con i messaggi di personalità di tutto il mondo rivolti a Obama. Questa campagna ha voluto dire operare le registrazione anche in molti paesi stranieri, fare assemblaggi e post-produzione per ben 55 filmati. Cercare i personaggi, chiedere la collaborazione, fissare appuntamenti, presentarsi con l’attrezzatura, insomma un lavoro di enorme portata che ha significato impegno, tempo e spese quasi inesistenti per le casse dell’Associazione. Queste attività ci hanno messo particolarmente in vista presso i media cubani e le altre realtà solidali nel resto del mondo.
E’ giusto ricordare anche che dall’ultimo Congresso sono stati riallacciati i rapporti con Anpi, Camera del Lavoro, Rete Antifascista Milanesi, con la Regione Lombardia, e a livello nazionale con Arci, Lega delle Cooperative, deputati e senatori al momento solo del PD.
Associazione - Si è registrato un costante calo del numero dei nostri tesserati e in questi un’evidente carenza della presenza giovanile, oltre a una ridotta partecipazione alle nostre iniziative di persone che non fanno parte della nostra organizzazione.
Tutto ciò evidenzia come il nostro più importante problema è il non riuscire a superare la nostra autoreferenzialità; tanto più grave se consideriamo che il compito principale che si pone la nostra Associazione è quello di divulgare i principi della Rivoluzione cubana e far conoscere il più possibile le conquiste sociali che ha prodotto a Cuba e che sono ormai le basi prese ad esempio dai governi latinoamericani per un futuro sviluppo di tutta l’America Latina e come unica alternativa al neoliberismo.
Si tratta di un’analisi critica che, fermo restando le responsabilità degli organismi direttivi, non esenta nessuno dal sentirsi parte in causa di quanto rilevato, Circoli compresi.
Anche sul tema della necessità di diffondere maggiormente le informazioni sulle conquiste sociali della Rivoluzione cubana, nonostante il grande impegno derivato dal mandato di questo Direttivo Nazionale, spesso a livello locale si è registrata una grande lacuna nel rilanciare capillarmente la comunicazione.
Si sollecita una maggiore informazione da far pervenire al El Moncada sulle attività soprattutto di carattere politico che vedono coinvolta la nostra Associazione sia a livello locale che nazionale.
Diventa più che mai importante ora segnalare, oltre i nostri confini di Associazione e all’interno della sinistra più ampia, che il nuovo corso dell’America Latina ha preso spunto dalle conquiste sociali della Rivoluzione cubana e soprattutto dalla strenua difesa - per oltre mezzo secolo - che il popolo cubano ha fatto di questo patrimonio.
E’ chiaro che nel farlo è necessario presentare il conto, la critica, a chi in questi anni ha dato il fianco al “terrorismo mediatico” che ha raffigurato Cuba come una società non libera e non democratica. Per questo il compito è ancora più faticoso e la sfida più ardua. Per questo ci vuole preparazione politica e tenacia nel contattare l’esterno dell’Associazione. Per lo stesso motivo diventa meno facile essere ricettivi di nuovi aderenti dalla sinistra. Molti per coerenza nel condividere la nostra posizione devono partire con il fare una profonda autocritica, e per farla ci vuole onestà intellettuale. Merce rara di questi tempi, soprattutto in Italia. Ecco uno dei motivi cardine delle difficoltà di proselitismo. A seguire rimane ancora altissimo il bombardamento mediatico su Cuba, il colonialismo culturale, che non favorisce di base l’approccio dei giovani a tematiche di laboratorio sociale.
Probabilmente l’analisi effettuata sulla crisi politica delle forze di sinistra, sulle precarie situazioni economiche e occupazionali, non è stata esaustiva e poche sono state le idee per cercare una soluzione.
Chiediamo pertanto a tutti i compagni di affrontare nei loro Congressi di Circolo queste tematiche al fine di sviluppare idee e programmi da proporre al Congresso Nazionale e al prossimo Direttivo Nazionale.
Confidiamo nella sempre più attuale ricetta del pensiero di “sinistra” per la quale i problemi si possono superare sviluppando strategie politiche che poggino sull’unità delle nostre forze, soprattutto quando queste cominciano a scarseggiare.
Ciò significa principalmente rafforzare le nostre strutture organizzative Regionali e Nazionali per dare più forza ai Circoli.
L’America Latina è il continente del futuro perché è una regione unita. Il popolo di Cuba, con Fidel e con Raúl, è la Rivoluzione. Il futuro dell’America Latina è integrazione, salute, educazione, cultura, giustizia, case, lavoro, pace, democrazia e internazionalismo. E’ questo è il socialismo, che Cuba difende e sviluppa e che noi come Associazione sosteniamo e difendiamo e dobbiamo far conoscere.
Mentre il mondo “sviluppato” si dilania in una crisi economica e sociale dalla quale non sa uscire perché si ostina a volerlo fare attraverso gli strumenti classici del neoliberismo, l’America Latina intraprende un proprio percorso di liberazione ed emancipazione e di sviluppo economico, proprio a partire dal rifiuto di quegli strumenti. Si fa di tutto per nascondere alla gente comune come “un altro mondo è possibile”, ma sta a noi ed è uno dei nostri principali compiti in questa fase, riuscire a far conoscere e apprezzare questa alternativa possibile: è un’esigenza di tutti ed è il nostro contributo al “risanamento” della sinistra.
E questo è il resto.
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domenica 5 gennaio 2014
Camilo Guevara, mio padre "un hombre nuevo"
Camilo Guevara 51 anni, è il figlio più piccolo di Ernesto Guevara, nato dall’unione con la seconda moglie Aleida March. Camilo molto attivo in politica sin dalla fine dei suoi studi universitari, ha ricoperto ruoli governativi importanti, è direttore Havana Os Che Guevara Studies Center, il dipartimento di studi Che Guevara. E’ stato ministro della pesca. Tra i suoi interessi c’è anche la fotografia.
di Rita Di Santo - ALIAS 04/01/14
Ho incontrato Camilo Guevara in occasione della presentazione del documentario “Che, Un Hombre Nuevo”. Una prospettiva intima e personale della vita del Che, molto più intensa di quello che il cinema ha prodotto in passato. Un’esperienza filmica a stretto contatto col mito del regista argentino Trsistan Bauer, che per ricostruire la memoria storica del mito, ha utilizzando materiali di archivio inediti del l’Istituto del Cinema Cubano (ICAIC), filmati di famiglia 8mm, materiale fotografico, la voce registrata del Che, tra cui le registrazioni della voce del Che che legge poesie di Vallejo e Neruda alla moglie, i discorsi del Che in francese. Il regista argentino ha avuto accesso per la prima volta agli archivi segreti dell’esercito boliviano. Per dodici anni ha lavorato in strettissimo contatto con il Centro Studi Ernesto Che Guevara dell’Havana . Il documentario è una co-produzione dell’ ICAIC ‚ Che Guevara HOCGSC, l’università di San Martin, l’ INCAA (Argentina) e TVE e Golem Distribution.
Dopo aver visto tanti documentari e il film sul Che, vedere” Che, Un Hombre Nuevo” è stato un viaggio autentico. La conversazione con Camilo Guevara dal documentario si è aperta, alla politica cubana, alla lotta di resistenza e alle nuove prospettive politiche.
Come è partito il progetto del documentario e la collaborazione con Tristan?
Lavoro al centro studi Che Guevara, volevamo da tempo realizzare un documentario sul Che, ma non riuscivamo a trovare qualcuno che potesse sobbarcarsi dell’impegno di realizzare con qualità un lavoro di questo tipo. Finalmente siamo riusciti a trovare Tristan, oltre ad essere un bravo regista è un caro amico, i suoi film sono conosciuti a Cuba. Tristan è un autore dalla sensibilità speciale e per questo ragione abbiamo deciso di fare questo lavoro insieme a lui. Quello che abbiamo realizzato è il frutto di anni di ricerca, tanto da parte del centro studi, quanto da parte dell’equipe del documentario. Tristan e Carolina, la sua compagna, che ha lavorato come sceneggiatrice, hanno realizzato un lavoro rigoroso, durato molti anni, svolto su molti punti di vista, accademico, storico. A mio avviso, il risultato è un documentario eccellente. Per me è il più bello, il più’ preciso, che si sia mai realizzato e rispetta il pensiero politico del Che.
Negli anni sono stati realizzati molti lavori a Cuba, sulla memoria di mio padre, si è parlato molto della figura del Che, ma a mio avviso sono stati sempre lavori frazionati, parziali, non un lavoro completo, organico. In passato abbiamo realizzato documentari, occupandoci di un aspetto, di una parte o di un episodio della vita del Che. Che, Un Hombre Nuevo, riguarda tutta la sua vita.
Non si concentra sul primo viaggio o il secondo, non è la Bolivia, non è il Congo, è tutto. Un lavoro di questa ampiezza si è potuto realizzare grazie alla capacità di sintesi e alla sensibilità di Tristan. Tutto questo è stato racchiuso in due ore, grazie alla sua capacità artistica, alla fine il risultato finale è di alta qualità.
E’ molto diverso dai documentari e film di finzione sul Che realizzati in passato, specie perché il regista scompare di fronte alla ricostruzione della memoria.
Era l’obiettivo che c’eravamo dati. Il documentario doveva rappresentare la voce del Che. Era importante che non ci fossero intermediari e interpreti, se non proprio lo stesso Che a raccontare la sua vita, con la sua voce. Questo è un percorso tanto difficile da rendere soprattutto quando la persona non c’è più’, il risultato è sorprendente. Ci sono aspetti comunque che non sono stati trattati in questo documentario. Come Centro Studi Che Guevara vogliamo realizzare una serie di puntate con l’obiettivo di parlare di tutto quello che non si è ancora detto. Nonostante il Che non abbia vissuto una vita lunghissima, solo 39 anni, è stata un’ esistenza intensa. Sarebbe interessante riuscire a comprendere come un individuo, può crescere come persona, culturalmente, come intellettuale e come rivoluzionario, nel suo tempo.Questo è l'inizio del post.
Nel documentario emerge la riflessione politica del Che , quasi come pensiero costante rivolto a migliorare le condizioni sociali del popolo, c’è anche la critica alle dinamiche politiche del suo tempo, un’ ossessione per lui.
La sua critica a Stalin? Il Che, in realtà non critica una persona, vuole far sentire la propria voce, cioè il socialismo visto da noi cubani. Come credo si è visto nella storia, è un’ esperienza molto particolare di ciascun popolo, si avvia un progetto politico di questo tipo, con la predisposizione naturale del tuo popolo. Ma bisogna affrontare un progetto di questa natura anche seguendo un ’esperienza personale, con la tua vita, con la tua idiosincrasia, d’ individuo che vive, con la tua cultura, e cercare di creare qualcosa che sia alternativo, e questo in ultima istanza arricchisce. Questo è quello che il Che tentava di fare, scoprire da una posizione, persino scientifica, i passi che si sarebbero dovuti fare per realizzare un’esperienza positiva di successo come quella che cercavamo di realizzare. Positiva di successo, vuol dire anche creare una società diversa, a 90 miglia dagli Stati Uniti. Siamo stati una colonia prima della Spagna e poi colonia, o semi colonia, o neo colonia degli Stati Uniti, con tutto il male e il bene. Da quel momento ci sono una serie di risultati ottenuti, nel tentativo di sviluppo, indiscutibili e inequivocabili, che servono d’esperienza per una nuova azione, un nuovo passo, un cammino lunghissimo, nuovo. Oggi siamo qui a questo punto.
Non si può vedere il futuro come un dogma, bisogna crearlo il futuro. Il futuro va fatto. Bisogna percorrerlo, questo percorso è fatto e crea nuove trasformazioni e tutto questo può essere utile anche agli atri, può servire da esempio, però non va visto come uno schema statico da seguire, non come un dogma.
Soprattutto lui, cercava di fare un esercizio critico della nostra esperienza, se qualcosa va bene, va ripetuto, per questa e quest’altra ragione, e se non veniva realizzato era per questa e quest’altra ragione.
Al di là del fatto che ci sia un uomo che viene criticato, in realtà c’è un progetto scientifico che si sta seguendo. Per tutti i progetti scientifici è necessario partire da qualche cosa, ogni esperienza scientifica, ogni tipo di ricerca, deve essere ben studiata, passo dopo passo, continuando in una direzione precisa. Questo era quello che il Che proponeva realmente. Guardando il documentario molte volte, si possono cogliere una serie di elementi che permettono di comprendere che effettivamente si trattava di una critica costruttiva. Si è parlato anche tanto del progetto del Che di scrivere un libro e dell’agendina rossa andata perduta, in realtà il Che non ha mai realizzato un libro. C’è stato solo uno schema di come si sarebbe dovuto realizzare un libro, ed era stato studiato principalmente con i suoi collaboratori. C’era un gruppo di lavoro nel ministero dell’industria, e questo gruppo di lavoro, studiava insieme al Che tutti i classici del marxismo, testi di economia in generale, attingevano da varie fonti una serie di elementi che potevano essere positivi, che potevano essere utili, per il progetto che loro stavano immaginando. L’intenzione era quella di lasciare un’esperienza propria plasmata in un libro. Ma questo non accadde per molti motivi. Purtroppo è stata fatta la Rivoluzione, ma l’ esperienza non si è scritta. La rivoluzione non è stata documentata. Forse è stato per il vortice di eventi di quei giorni, lo stress di quel periodo.
E’ molto difficile vivere a 90 miglia dagli Stati Uniti , con i blocchi, la guerra , le aggressioni e allo stesso tempo sedersi a tavolino per fare un lavoro di erudizione, scientifico accademico complesso.
Questo era parte del problema della Rivoluzione che era in corso, anche se non stavano solo ad abbracciare i fucili, come molti si immaginano, e raccontano.
Dopo cinquant’anni di embargo con gli Stati Uniti, cosa è cambiato, dicono che avete prigioni piene di ribelli?
Hai delle fonti che non conoscono. Il blocco nord americano e l’embargo non è del popolo nord americano, è dell’amministrazione nord americana. L’amministrazione nord americana rappresenta gli interessi di un impero. Cuba è l’antitesi di questo impero, un esempio di resistenza, un simbolo di lotta, è molto difficile che questo impero tolga questo embargo a mio giudizio, però tutto è possibile, chi lo sa.
Se l’embargo venisse tolto cosa cambierebbe nel governo?
Cosa cambierebbe? Forse le relazioni commerciali, è logico che cambierebbero. Potranno arrivare le medicine a Cuba dagli Stati Uniti. Si potranno finalmente esportare gli alimenti in modo normale verso Cuba, ci potrebbero essere relazioni commerciali con le imprese nord americane, come fanno con qualsiasi altro paese. Vedremo anche un cambiamento nelle relazioni diplomatiche. Si potranno approfondire le relazioni tra i popoli, ci sono tante cose che si potrebbero fare. Sarebbe un passo serio, e un paso solido verso la pace. Un mondo senza aggressioni, senza guerra, senza embargo, è un mondo migliore. In tutti i casi, sarebbe la cosa più’ importante in questo senso. L’embargo cerca di bloccare lo sviluppo di Cuba, anche se non è stato facile sviluppare Cuba, non è stato neanche impossibile. Ora abbiamo relazioni con l’America Latina, con l’Europa con la Cina, con l’Asia, con il mondo in senso generale, per cui l’embargo non ha molto senso.
Puoi commentare le notizie di persone che vengono rilasciate o di persone incriminate per problemi politici?
Gli Stati Uniti hanno sempre tentato all’interno di Cuba di creare una quinta colonna, per proteggere i loro interessi. Gli USA da sempre finanziano, organizzano e stimolano la crescita di un’opposizione dentro Cuba. La Rivoluzione cubana tenta di realizzare un progetto, un’ azione, che per forza deve essere alternativo a quello degli Stati Uniti. Come li conosciamo oggi gli USA è un impero capitalista. A Cuba è esistita la borghesia, sono esistiti i borghesi , non una borghesia nazionale, una borghesia con degli interessi che erano sempre mescolati a quelle dell’impero nord americano. Se vuoi costruire una nazione devi abbandonare questa idea. L’annessionismo spirituale, l’annessionismo economico e quelli di altro tipo, e questo è quello che cercano di fare a Cuba. Chi rappresenta gli interessi degli Stati Uniti, chi è stato finanziato dagli Stati Uniti, chi è stato organizzato dagli Stati Uniti, sta commettendo un delitto grave contro gli interessi della nostra nazione. Che siano nati a Cuba o negli Stati Uniti, queste persone verranno portate in tribunale e verranno incriminate per questo tipo d’azione, non per le loro idee, ma per le loro azioni contro la Nazione Cubana.
Incriminati non per le loro idee. Tu puoi pensare come vuoi, però una cosa è il pensiero, un’altra cosa è l’azione, loro attuavano un pensiero.
Ci sono stati casi d’intrusione di investitori stranieri a Cuba, che cercavano di eseguire i mandati dell’impero nord americano. Le persone incriminate di cui stiamo parlando, hanno tentato di innestare le norme dell’impero Nord Americano, trasferire i dettami dell’Impero Americano nel nostro paese.
A Cuba c’è una Rivoluzione che cerca di sopravvivere da cinquant’anni, di resistere, di crescere. Per Cuba questo è un male da combattere. Non siamo noi gli aggressori. Noi non abbiamo mai aggredito nessuno. Siamo vittime di aggressioni. Se ti aggrediscono ti devi difendere. Ci sappiamo difendere, e per questo siamo ancora qui.
Anche se non esiste più’ l’Unione Sovietica, noi continuiamo ad esistere, perché’ c’è un popolo che sostiene questa Rivoluzione, altrimenti sarebbe impossibile. Quello che stiamo facendo è difendere gli interessi della nostra nazione e del nostro popolo.
Nella misura in cui la lotta, la correlazione di forza, s’inclina verso una posizione migliore , verso una posizione meno aggressiva, tu puoi anche fare dei gesti, puoi fare delle azioni diverse. Gli imperialisti dicono “guarda Cuba che non reagisce di fronte alle nostre azioni positive”, in realtà è certo che Obama per esempio nella sua presidenza è tornato al momento precedente a Bush, però continuiamo ad essere sotto embargo, e continuiamo ad avere la base di Guantanamo a Cuba. Continuano a gravare una serie di possibili aggressioni contro Cuba, e questo ci obbliga a difenderci, è tanto semplice quando appare evidente. Può essere che la notizia di persone finite in carcere per ragioni politiche a Cuba sia reale, di fatto c’è stato un passato di questa natura. Cuba è sempre stata così , quando Cuba è stata aggredita , gli invasori sono stati messi in carcere, sono stati presi prigionieri, l’abbiamo sempre fatto, abbiamo tenuto un atteggiamento crudele contro gli invasori.
Qual’ è il paese politicamente più’ vicino a Cuba e alla politica del Che? Parliamo di un governo che mantenga una posizione simile.
Abbiamo delle relazione preferenziali con l’America Latina, è il nostro spazio naturale in primo luogo, e poi storicamente siamo interessati a rendere l’America Latina un’America unita, integrata. Ci sono molti paesi in America Latina con cui abbiamo delle relazioni eccellenti, che vogliamo mantenere e che continuiamo ad approfondire dal punto di vista politico, diplomatico, commerciale, economico e sociale. In questo momento facciamo parte di un’organizzazione che si chiama e l’ALBA, che è un gruppo di paesi latino-americani che si sono uniti per perseguire e sviluppare il progetto di unione latino-americana, per passare dalle parole ai fatti. Inoltre, abbiamo buone relazioni con l’Argentina, con il Brasile, abbiamo buone relazioni con tutti i paesi latino-americani. In Perù c’è un governo che ha una determinata posizione ed è difficile trovare un’intesa con loro, però abbiamo la più’ grande simpatia per il popolo peruviano. Credo che passerà molto tempo prima di riuscire a vedere un Perù diverso, con una posizione sociale diversa, e un atteggiamento verso i propri interessi diverso, ma credo che in futuro anche il Perù entrerà a far parte dell’ALBA, o come si vorrà chiamare il progetto di unificazione latino americana in futuro.
Abbiamo anche buone relazioni con la Cina, con la Russia, con molti paesi europei, soprattutto commerciali. Magari dal punto di vista politico abbiamo delle differenze ma dal punto di vista commerciale ci sono degli accordi. L’Europa non ha una posizione politica propria, condivide la posizione degli Stati Uniti, non hanno un’ identità comune, questo è un loro problema. Noi non pretendiamo e non vogliamo creare delle relazioni sulla base di pretese. Noi non vogliamo creare delle relazioni mettendo delle condizioni, crediamo che non sia saggio, che non sia naturale, se vogliono avere delle relazioni con noi molto bene, noi le avremo con loro, non abbiamo nessun problema in questo.
Mi parli un po’ del Centro Studi Che Guevara, è solo a Cuba giusto?
In realtà è un’idea che si potrebbe realizzare in qualsiasi paese. Oggi come oggi non esiste un centro studi Che Guevara all’estero, però esistono delle cattedre nelle università, oppure ci sono all’interno di movimenti sociali, ci sono degli enti nel mondo che s’interessano del pensiero del Che. Noi siamo aperti a collaborare con altre università, quello che possiamo fare per aiutare lo facciamo.
Qual’è la parte del film che ti è piaciuta di più?
Quando si sente la voce di mio padre che legge le poesie di Vallejo e Neruda a mia madre. Lì mi commuovo sempre.
Cosa ti ricordi di tuo padre?
Quando lui è morto ero molto piccolo, avevo cinque anni, però lui è partito da Cuba per andare in Congo quando avevo tre anni. Praticamente non ho un ricordo vivo, non ho un esperienza con lui, è tutto molto confuso, le mie memorie con mio padre non so se sono realtà o se sono sogno, quando ci viene a mancare qualcuno cerchiamo di rifarlo vivere con la nostra immaginazione. Mio padre è morto molto giovane. Quando conduci una vita così, dedicata a una lotta, a una causa, a un ideale, e hai il modo di pensare che aveva lui, ci sono molti ostacoli che insorgono nel percorso, alcuni sono insormontabili, e a volte le persone muoiono per questa ragione, fa parte della loro vita e della loro lotta. Un esempio unico di un uomo che ha vissuto con passione e forza, un ideale. Per me è solo mio padre. Camilo si commuove alle lacrime nel ricordo del Che, un padre.E questo è il resto.
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