domenica 5 gennaio 2014

Camilo Guevara, mio padre "un hombre nuevo"

Camilo Guevara 51 anni, è il figlio più piccolo di Ernesto Guevara, nato dall’unione con la seconda moglie Aleida March. Camilo molto attivo in poli­tica sin dalla fine dei suoi studi universitari, ha ricoperto ruoli governativi importanti, è direttore Havana Os Che Guevara Studies Center, il diparti­mento di studi Che Guevara. E’ stato ministro della pesca. Tra i suoi interessi c’è anche la fotografia. di Rita Di Santo - ALIAS 04/01/14
Ho incontrato Camilo Guevara in occasione della presentazione del documentario “Che, Un Hombre Nuevo”. Una prospettiva intima e personale della vita del Che, molto più intensa di quello che il cinema ha prodotto in passato. Un’esperienza filmica a stretto contatto col mito del regista argentino Trsistan Bauer, che per ricostruire la memoria storica del mito, ha utilizzando materiali di archivio inediti del l’Istituto del Cinema Cubano (ICAIC), filmati di famiglia 8mm, materiale fotografico, la voce registrata del Che, tra cui le registrazioni della voce del Che che legge poesie di Vallejo e Neruda alla moglie, i discorsi del Che in francese. Il regista argentino ha avuto accesso per la prima volta agli archivi segreti dell’esercito boliviano. Per dodici anni ha lavorato in strettissimo contatto con il Centro Studi Ernesto Che Guevara dell’Havana . Il documentario è una co-produzione dell’ ICAIC ‚ Che Guevara HOCGSC, l’università di San Martin, l’ INCAA (Argentina) e TVE e Golem Distribution. Dopo aver visto tanti documentari e il film sul Che, vedere” Che, Un Hombre Nuevo” è stato un viaggio autentico. La conversazione con Camilo Guevara dal documentario si è aperta, alla politica cubana, alla lotta di resistenza e alle nuove prospettive politiche. Come è partito il progetto del documentario e la collaborazione con Tristan? Lavoro al centro studi Che Guevara, volevamo da tempo realizzare un documentario sul Che, ma non riuscivamo a trovare qualcuno che potesse sobbarcarsi dell’impegno di realizzare con qualità un lavoro di questo tipo. Finalmente siamo riusciti a trovare Tristan, oltre ad essere un bravo regista è un caro amico, i suoi film sono conosciuti a Cuba. Tristan è un autore dalla sensibilità speciale e per questo ragione abbiamo deciso di fare questo lavoro insieme a lui. Quello che abbiamo realizzato è il frutto di anni di ricerca, tanto da parte del centro studi, quanto da parte dell’equipe del documentario. Tristan e Carolina, la sua compagna, che ha lavorato come sceneggiatrice, hanno realizzato un lavoro rigoroso, durato molti anni, svolto su molti punti di vista, accademico, storico. A mio avviso, il risultato è un documentario eccellente. Per me è il più bello, il più’ preciso, che si sia mai realizzato e rispetta il pensiero politico del Che. Negli anni sono stati realizzati molti lavori a Cuba, sulla memoria di mio padre, si è parlato molto della figura del Che, ma a mio avviso sono stati sempre lavori frazionati, parziali, non un lavoro completo, organico. In passato abbiamo realizzato documentari, occupandoci di un aspetto, di una parte o di un episodio della vita del Che. Che, Un Hombre Nuevo, riguarda tutta la sua vita. Non si concentra sul primo viaggio o il secondo, non è la Bolivia, non è il Congo, è tutto. Un lavoro di questa ampiezza si è potuto realizzare grazie alla capacità di sintesi e alla sensibilità di Tristan. Tutto questo è stato racchiuso in due ore, grazie alla sua capacità artistica, alla fine il risultato finale è di alta qualità. E’ molto diverso dai documentari e film di finzione sul Che realizzati in passato, specie perché il regista scompare di fronte alla ricostruzione della memoria. Era l’obiettivo che c’eravamo dati. Il documentario doveva rappresentare la voce del Che. Era importante che non ci fossero intermediari e interpreti, se non proprio lo stesso Che a raccontare la sua vita, con la sua voce. Questo è un percorso tanto difficile da rendere soprattutto quando la persona non c’è più’, il risultato è sor­prendente. Ci sono aspetti comunque che non sono stati trattati in questo documentario. Come Centro Studi Che Guevara vogliamo realizzare una serie di puntate con l’obiettivo di parlare di tutto quello che non si è ancora detto. Nonostante il Che non abbia vissuto una vita lunghissima, solo 39 anni, è stata un’ esistenza intensa. Sarebbe interessante riuscire a comprendere come un individuo, può crescere come persona, culturalmente, come intellettuale e come rivoluzionario, nel suo tempo.Questo è l'inizio del post. Nel documentario emerge la riflessione politica del Che , quasi come pensiero costante rivolto a migliorare le condizioni sociali del popolo, c’è anche la critica alle dinamiche politiche del suo tempo, un’ ossessione per lui. La sua critica a Stalin? Il Che, in realtà non critica una persona, vuole far sentire la propria voce, cioè il socialismo visto da noi cubani. Come credo si è visto nella storia, è un’ esperienza molto particolare di ciascun popolo, si avvia un progetto politico di questo tipo, con la predisposizione naturale del tuo popolo. Ma bisogna affrontare un progetto di questa natura anche seguendo un ’esperienza personale, con la tua vita, con la tua idiosincrasia, d’ individuo che vive, con la tua cultura, e cercare di creare qualcosa che sia alternativo, e questo in ultima istanza arricchisce. Questo è quello che il Che tentava di fare, scoprire da una posizione, persino scientifica, i passi che si sarebbero dovuti fare per realizzare un’esperienza positiva di successo come quella che cercavamo di realizzare. Positiva di successo, vuol dire anche creare una società diversa, a 90 miglia dagli Stati Uniti. Siamo stati una colonia prima della Spagna e poi colonia, o semi colonia, o neo colonia degli Stati Uniti, con tutto il male e il bene. Da quel momento ci sono una serie di risultati ottenuti, nel tentativo di sviluppo, indiscutibili e inequivocabili, che servono d’esperienza per una nuova azione, un nuovo passo, un cammino lunghissimo, nuovo. Oggi siamo qui a questo punto. Non si può vedere il futuro come un dogma, bisogna crearlo il futuro. Il futuro va fatto. Bisogna percorrerlo, questo percorso è fatto e crea nuove trasformazioni e tutto questo può essere utile anche agli atri, può servire da esempio, però non va visto come uno schema statico da seguire, non come un dogma. Soprattutto lui, cercava di fare un esercizio critico della nostra esperienza, se qualcosa va bene, va ripetuto, per questa e quest’altra ragione, e se non veniva realizzato era per questa e quest’altra ragione. Al di là del fatto che ci sia un uomo che viene criticato, in realtà c’è un progetto scientifico che si sta seguendo. Per tutti i progetti scientifici è necessario partire da qualche cosa, ogni esperienza scientifica, ogni tipo di ricerca, deve essere ben studiata, passo dopo passo, continuando in una direzione precisa. Questo era quello che il Che proponeva realmente. Guardando il documentario molte volte, si possono cogliere una serie di elementi che permettono di comprendere che effettivamente si trattava di una critica costruttiva. Si è parlato anche tanto del progetto del Che di scrivere un libro e dell’agendina rossa andata perduta, in realtà il Che non ha mai realizzato un libro. C’è stato solo uno schema di come si sarebbe dovuto realizzare un libro, ed era stato studiato principalmente con i suoi collaboratori. C’era un gruppo di lavoro nel ministero dell’industria, e questo gruppo di lavoro, studiava insieme al Che tutti i classici del marxismo, testi di economia in generale, attingevano da varie fonti una serie di elementi che potevano essere positivi, che potevano essere utili, per il progetto che loro stavano immaginando. L’intenzione era quella di lasciare un’esperienza propria plasmata in un libro. Ma questo non accadde per molti motivi. Purtroppo è stata fatta la Rivoluzione, ma l’ esperienza non si è scritta. La rivoluzione non è stata documentata. Forse è stato per il vortice di eventi di quei giorni, lo stress di quel periodo. E’ molto difficile vivere a 90 miglia dagli Stati Uniti , con i blocchi, la guerra , le aggressioni e allo stesso tempo sedersi a tavolino per fare un lavoro di erudizione, scientifico accademico complesso. Questo era parte del problema della Rivoluzione che era in corso, anche se non stavano solo ad abbracciare i fucili, come molti si immaginano, e raccontano. Dopo cinquant’anni di embargo con gli Stati Uniti, cosa è cambiato, dicono che avete prigioni piene di ribelli? Hai delle fonti che non conoscono. Il blocco nord americano e l’embargo non è del popolo nord americano, è dell’amministrazione nord americana. L’amministrazione nord americana rappresenta gli interessi di un impero. Cuba è l’antitesi di questo impero, un esempio di resistenza, un simbolo di lotta, è molto difficile che questo impero tolga questo embargo a mio giudizio, però tutto è possibile, chi lo sa. Se l’embargo venisse tolto cosa cambierebbe nel governo? Cosa cambierebbe? Forse le relazioni commerciali, è logico che cambierebbero. Potranno arrivare le medicine a Cuba dagli Stati Uniti. Si potranno finalmente esportare gli alimenti in modo normale verso Cuba, ci potrebbero essere relazioni commerciali con le imprese nord americane, come fanno con qualsiasi altro paese. Vedremo anche un cambiamento nelle relazioni diplomatiche. Si potranno approfondire le relazioni tra i popoli, ci sono tante cose che si potrebbero fare. Sarebbe un passo serio, e un paso solido verso la pace. Un mondo senza aggressioni, senza guerra, senza embargo, è un mondo migliore. In tutti i casi, sarebbe la cosa più’ importante in questo senso. L’embargo cerca di bloccare lo sviluppo di Cuba, anche se non è stato facile sviluppare Cuba, non è stato neanche impossibile. Ora abbiamo relazioni con l’America Latina, con l’Europa con la Cina, con l’Asia, con il mondo in senso generale, per cui l’embargo non ha molto senso. Puoi commentare le notizie di persone che vengono rilasciate o di persone incriminate per problemi politici? Gli Stati Uniti hanno sempre tentato all’interno di Cuba di creare una quinta colonna, per proteggere i loro interessi. Gli USA da sempre finanziano, organizzano e stimolano la crescita di un’opposizione dentro Cuba. La Rivoluzione cubana tenta di realizzare un progetto, un’ azione, che per forza deve essere alternativo a quello degli Stati Uniti. Come li conosciamo oggi gli USA è un impero capitalista. A Cuba è esistita la borghesia, sono esistiti i borghesi , non una borghesia nazionale, una borghesia con degli interessi che erano sempre mescolati a quelle dell’impero nord americano. Se vuoi costruire una nazione devi abbandonare questa idea. L’annessionismo spirituale, l’annessionismo economico e quelli di altro tipo, e questo è quello che cercano di fare a Cuba. Chi rappresenta gli interessi degli Stati Uniti, chi è stato finanziato dagli Stati Uniti, chi è stato organizzato dagli Stati Uniti, sta commettendo un delitto grave contro gli interessi della nostra nazione. Che siano nati a Cuba o negli Stati Uniti, queste persone verranno portate in tribunale e verranno incriminate per questo tipo d’azione, non per le loro idee, ma per le loro azioni contro la Nazione Cubana. Incriminati non per le loro idee. Tu puoi pensare come vuoi, però una cosa è il pensiero, un’altra cosa è l’azione, loro attuavano un pensiero. Ci sono stati casi d’intrusione di investitori stranieri a Cuba, che cercavano di eseguire i mandati dell’impero nord americano. Le persone incriminate di cui stiamo parlando, hanno tentato di innestare le norme dell’impero Nord Americano, trasferire i dettami dell’Impero Americano nel nostro paese. A Cuba c’è una Rivoluzione che cerca di sopravvivere da cinquant’anni, di resistere, di crescere. Per Cuba questo è un male da combattere. Non siamo noi gli aggressori. Noi non abbiamo mai aggredito nessuno. Siamo vittime di aggressioni. Se ti aggrediscono ti devi difendere. Ci sappiamo difendere, e per questo siamo ancora qui. Anche se non esiste più’ l’Unione Sovietica, noi continuiamo ad esistere, perché’ c’è un popolo che sostiene questa Rivoluzione, altrimenti sarebbe impossibile. Quello che stiamo facendo è difendere gli interessi della nostra nazione e del nostro popolo. Nella misura in cui la lotta, la correlazione di forza, s’inclina verso una posizione migliore , verso una posizione meno aggressiva, tu puoi anche fare dei gesti, puoi fare delle azioni diverse. Gli imperialisti dicono “guarda Cuba che non reagisce di fronte alle nostre azioni positive”, in realtà è certo che Obama per esempio nella sua presidenza è tornato al momento precedente a Bush, però continuiamo ad essere sotto embargo, e continuiamo ad avere la base di Guantanamo a Cuba. Continuano a gravare una serie di possibili aggressioni contro Cuba, e questo ci obbliga a difenderci, è tanto semplice quando appare evidente. Può essere che la notizia di persone finite in carcere per ragioni politiche a Cuba sia reale, di fatto c’è stato un passato di questa natura. Cuba è sempre stata così , quando Cuba è stata aggredita , gli invasori sono stati messi in carcere, sono stati presi prigionieri, l’abbiamo sempre fatto, abbiamo tenuto un atteggiamento crudele contro gli invasori. Qual’ è il paese politicamente più’ vicino a Cuba e alla politica del Che? Parliamo di un governo che mantenga una posizione simile. Abbiamo delle relazione preferenziali con l’America Latina, è il nostro spazio naturale in primo luogo, e poi storicamente siamo interessati a rendere l’America Latina un’America unita, integrata. Ci sono molti paesi in America Latina con cui abbiamo delle relazioni eccellenti, che vogliamo mantenere e che continuiamo ad approfondire dal punto di vista politico, diplomatico, commerciale, economico e sociale. In questo momento facciamo parte di un’organizzazione che si chiama e l’ALBA, che è un gruppo di paesi latino-americani che si sono uniti per perseguire e sviluppare il progetto di unione latino-americana, per passare dalle parole ai fatti. Inoltre, abbiamo buone relazioni con l’Argentina, con il Brasile, abbiamo buone relazioni con tutti i paesi latino-americani. In Perù c’è un governo che ha una determinata posizione ed è difficile trovare un’intesa con loro, però abbiamo la più’ grande simpatia per il popolo peruviano. Credo che passerà molto tempo prima di riuscire a vedere un Perù diverso, con una posizione sociale diversa, e un atteggiamento verso i propri interessi diverso, ma credo che in futuro anche il Perù entrerà a far parte dell’ALBA, o come si vorrà chiamare il progetto di unificazione latino americana in futuro. Abbiamo anche buone relazioni con la Cina, con la Russia, con molti paesi europei, soprattutto commerciali. Magari dal punto di vista politico abbiamo delle differenze ma dal punto di vista commerciale ci sono degli accordi. L’Europa non ha una posizione politica propria, condivide la posizione degli Stati Uniti, non hanno un’ identità comune, questo è un loro problema. Noi non pretendiamo e non vogliamo creare delle relazioni sulla base di pretese. Noi non vogliamo creare delle relazioni mettendo delle condizioni, crediamo che non sia saggio, che non sia naturale, se vogliono avere delle relazioni con noi molto bene, noi le avremo con loro, non abbiamo nessun problema in questo. Mi parli un po’ del Centro Studi Che Guevara, è solo a Cuba giusto? In realtà è un’idea che si potrebbe realizzare in qualsiasi paese. Oggi come oggi non esiste un centro studi Che Guevara all’estero, però esistono delle cattedre nelle università, oppure ci sono all’interno di movimenti sociali, ci sono degli enti nel mondo che s’interessano del pensiero del Che. Noi siamo aperti a collaborare con altre università, quello che possiamo fare per aiutare lo facciamo. Qual’è la parte del film che ti è piaciuta di più? Quando si sente la voce di mio padre che legge le poesie di Vallejo e Neruda a mia madre. Lì mi commuovo sempre. Cosa ti ricordi di tuo padre? Quando lui è morto ero molto piccolo, avevo cinque anni, però lui è partito da Cuba per andare in Congo quando avevo tre anni. Praticamente non ho un ricordo vivo, non ho un esperienza con lui, è tutto molto confuso, le mie memorie con mio padre non so se sono realtà o se sono sogno, quando ci viene a mancare qualcuno cerchiamo di rifarlo vivere con la nostra immaginazione. Mio padre è morto molto giovane. Quando conduci una vita così, dedicata a una lotta, a una causa, a un ideale, e hai il modo di pensare che aveva lui, ci sono molti ostacoli che insorgono nel percorso, alcuni sono insormontabili, e a volte le persone muoiono per questa ragione, fa parte della loro vita e della loro lotta. Un esempio unico di un uomo che ha vissuto con passione e forza, un ideale. Per me è solo mio padre. Camilo si commuove alle lacrime nel ricordo del Che, un padre.E questo è il resto.

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