SCHEDA DI ISCRIZIONE ALLA BRIGATA “JOSE’ MARTI“
CUBA - 5 – 27 luglio 2009
COGNOME:____________________________________________
NOME:_______________________________________________
NATO A ______________________ (____) IL_____________
RESIDENTE:
Via____________________________ n° ______________
CAP____________ CITTA’ _____________________________
Posta elettronica___________________________________
TEL. CASA_________________ UFF. ___________________
CELL. _________________ PASSAPORTO N°_______________
RILASCIATO DALLA QUESTURA DI ______________________
DATA RILASCIO __________________
DATA TERMINE VALIDITA’ _______________________
Titolo di studio ____________________________________
Lingue conosciute ___________________________________
Iscritto all’Ass. Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Dal _______Circolo di ___________ Tessera n°_______
Non sono iscritto;
prego iscrivermi al Circolo di ______________________
(Euro 20,00 invio con acconto)
Le ragioni per cui intendo partecipare alla
brigata di lavoro volontario sono:
_____________________________________________________
Altre occasioni e motivi per cui mi sono recato a Cuba:
_____________________________________________________
IL SOTTOSCRITTO SI IMPEGNA
1 - Rispettare le leggi, gli usi ed i costumi di Cuba
2 - Osservare il programma e l’organizzazione della Brigata, generale e giornaliero, definiti dall’Icap e dalla
Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba, dentro e fuori la sededella Brigata.
3 - Rispettare gli orari delle attività di lavoro, culturali e ricreative proposte nel programma
4 - Rapportarsi al Capo Brigata per ogni eventuale problema o chiarimento, nello spirito di solidarietà della
Brigata e nell’ambito dei rapporti di un collettivo di persone, anche di diversi principi filosofici, religiosi o
politici, che operano per collaborare alla realizzazione di una comune esperienza.
Inoltre, il sottoscritto, a conoscenza dello scopo della Brigata Internazionale del Lavoro “Josè Martì”, ne accetta le condizioni ed assume in proprio eventuali responsabilità, sollevando l’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba ed il Capo Brigata designato.
Dichiara altresì di avere preso visione ed atto del depliant informativo e del Regolamento della Brigata.
Data ____________
Firma ______________________________________________
Circolo di _________________________________________
il responsabile ____________________________________
Leggi tutto...
lunedì 30 marzo 2009
venerdì 27 marzo 2009
sabato 21 marzo 2009
Medaglia della Solidarità a Rodolfo Dal Pane.
Il 9 dicembre scorso si è svolta la cerimonia di consegna, da parte del Governo Cubano con approvazione del Consiglio di Stato della "Medaglia d'oro alla Solidarietà a Cuba" alla mia modesta persona. Nel discorso che mi è toccato fare ho detto espressamente che, pur ritenendo di non meritarla, l'ho accettata solo per dovere nei confronti dei compagni e amici (VOI) che, grazie al vostro lavoro, ci permettete di operare e mettere in piedi tutto quello che stiamo facendo qui a Cuba. Lo ritengo un riconoscimento a tutti voi per quello che insieme abbiamo fatto in questi anni e per quello che potremo continuare a fare per cui il sottoscritto sente il dovere di ringraziarvi di tutto cuore.
Vivo questo riconoscimento come una cosa che ci appartiene, ci unisce e che premia tutti noi indistintamente.
Il Che diceva: "ognuno di noi solo non conta niente!"
Una delle cose che mi manca dell'Italia sono le nostre riunioni, tempestose e vivaci, ma dove alla fine prevale sempre il buon senso e dove si costruisce la Solidarietà nei confronti di una Terra che stà insegnando al mondo intero come si può sconfiggere lo sfruttamento, l'alienazione, l'ignoranza con una società più giusta al centro della quale c'è l'uomo e i suoi diritti.
Questo ci responsabilizza ancora di più a restare uniti e a superare le difficoltà e le incomprensioni sapendo che uniti si vince, disuniti vince il nemico.
Hasta La Victoria Siempre
Socialismo o Muerte
Seguimos en Combate
Rodolfo Dal Pane Leggi tutto...
Vivo questo riconoscimento come una cosa che ci appartiene, ci unisce e che premia tutti noi indistintamente.
Il Che diceva: "ognuno di noi solo non conta niente!"
Una delle cose che mi manca dell'Italia sono le nostre riunioni, tempestose e vivaci, ma dove alla fine prevale sempre il buon senso e dove si costruisce la Solidarietà nei confronti di una Terra che stà insegnando al mondo intero come si può sconfiggere lo sfruttamento, l'alienazione, l'ignoranza con una società più giusta al centro della quale c'è l'uomo e i suoi diritti.
Questo ci responsabilizza ancora di più a restare uniti e a superare le difficoltà e le incomprensioni sapendo che uniti si vince, disuniti vince il nemico.
Hasta La Victoria Siempre
Socialismo o Muerte
Seguimos en Combate
Rodolfo Dal Pane Leggi tutto...
Etichette:
chi siamo,
iniziative circolo
cubainformation - tv
CUBA: L'ISOLA SOLIDALE
OPERACION MILAGRO, LA SOLIDARIETA' CENSURATA
A CUBA NON CI SONO ELEZIONI?
LA POPOLAZIONE CUBANA FUGGE DAL PAESE?
ALTRI ESEMPI DELLA MANIPOLAZIONE MEDIATICA CONTRO CUBA E VENEZUELA.
Etichette:
Cuba,
Latinoamerica,
video
domenica 15 marzo 2009
http://www.icap.cu/lasbrigadas/index_brig.html
IL FUTURO DELLA COMUNICAZIONE, I MASS-MEDIA E IL POTERE - di Salim Lamrani*
Le élites mondiali, grazie al controllo che esercitano sulle multinazionali dell’informazione, impongono all’intera comunicazione una visione della realtà rigidamente interna a una cornice idelogica. Le presenti barriere dottrinali hanno il compito di rifiutare tutte le teorie alternative che pongono in discussione la legittimità dell’attuale ordine mondiale. Il ruolo dei mezzi di informazione, quindi, non è quello di offrire ai cittadini una oggettiva informazione, quanto di difendere l’ordine politico, economico e sociale: per farlo, utilizzano diversi metodi efficaci, dalla propaganda alla disinformazione, alla censura.
L’ideologia dominante presenta una caratteristica fondamentale: la feroce avversione per tutte le teorie alternative. Essa controlla, d’altronde, il “mercato delle idee” e si incarica di non concedere spazio alle opinioni eretiche. Le teorie che entrano nell’attuale cornice ideologica sono considerate oggettive e legittime, al contrario di tutto il pensiero dissidente, esterno a tale cornice e considerato soggettivo (cioè partigiano) e, di conseguenza, illegittimo. Un pensiero legittimo si avvicina a essere un culto arrendevole nei confronti dell’ordine stabilito.
I mezzi di comunicazioni svolgono un ruolo importante, persino preponderante, nella diffusione di tale pensiero unico. Per tale ragione, le multinazionali dell’informazione sono controllate da élites che hanno un grande interesse a mettere ai margini teorie eterodosse.
C’è un “caso-scuola” che si dovrebbe studiare attentamente in qualche centro di indagine sulla disinformazione, per il livello inimmaginabile di sofisticazione che ha raggiunto. Si tratta di Cuba, che rappresenta un caso unico, vista l’enorme differenza che esiste tra la rappresentazione ideologica trasmessa dai mass media e la realtà del Paese. L’intossicazione mediatica collegata alla questione cubana è talmente efficace che ha contaminato persino i settori più progressisti del mondo occidentale.
Il caso di Cuba è unico per il livello di disinformazione veicolata dai mezzi di comunicazione. La censura è la forma migliore per assassinare tutti i progetti alternativi alla corrente dominante. La censura è una necessità ideologica, dato che le elités sanno perfettamente che il confronto delle idee è attività sommamente pericolosa.
La alternativa storica al capitalismo che Cuba rappresenta è una sempiterna ossessione per i padroni del mondo. Agli occhi dell’ideologia dominante Cuba non è che una “dittatura” e uno “Stato totalitario”. Non perché i diritti umani non si rispettano, ma solo perché qui il sistema capitalistico dell’impresa privata non si erige a legge irremovibile.
Evidentemente, non è possibile un contraddittorio sulla realtà cubana, dato che tutte le impostazioni che non associno automaticamente Cuba ad una “tirannia” si eliminano dal quadro delle opinioni accettabili.
Ciononostante, per gli Stati Uniti la sottomissione della stampa non è sufficiente, e per questa ragione una legislazione speciale ed unica proibisce i viaggi a Cuba. La feroce volontà di silenziare la realtà cubana ha raggiunto un livello tale, che la OFAC impiega 24 persone con l’incarico di incalzare le persone che violano la suddetta legge, mentre solo 4 funzionari vigilano sui flussi finanziari suscettibili di essere sospettati in relazione all’appoggio al terrorismo internazionale. A partire dal 1990 il Dipartimento di Stato ha ammesso di aver effettuato solo 93 indagini sul terrorismo internazionale. Allo stesso tempo ne ha effettuate 10.683 “per impedire che persone nordamericane esercitino il diritto di andare a Cuba ”. In conseguenza delle 93 indagini sul terrorismo, il Dipartimento del Tesoro ha imposto un totale di 9.425 dollari di multa ai colpevoli, mentre ha imposto 8.000.000 di dollari di multe ai turisti statunitensi colpevoli di aver visitato l’Isola.
Se si fa le seguente domanda ad un cittadino del mondo occidentale: ¿qual è il paese al mondo che dispone del più alto numero di professori pro-capite? La probabilità che la risposta sia Cuba è quasi nulla. La risposta comune più diffusa sarebbe Francia o Scandinavia. ¿Perché la nostra cultura politica occidentale ci lascia nell’ignoranza seppellendoci sotto una montagna di bugie circa la realtà cubana? Semplicemente perché quella verità è molto pericolosa per l’ordine stabilito. Se si presentasse ai cittadini un panorama obiettivo e onesto a proposito di Cuba, essi potrebbero chiederne conto ai propri dirigenti In effetti se una piccola nazione del Terzo Mondo, vittima peraltro di un castigo economico senza precedenti, può raggiungere un simile livello di sviluppo umano, ¿quale benessere potrebbero raggiunge gli abitanti di una nazione “sviluppata” se le risorse si destinassero alla maggioranza e non ad una minoranza? Di qui l’importanza di mantenere la popolazione occidentale in uno stato di totale ignoranza.
Alla stessa maniera, ¿quante persone sanno che Cuba dispone del numero più elevato al mondo di medici e professori per abitante? ¿Chi sa che il tasso di mortalità infantile a Cuba è inferiore a quello degli Stati Uniti? ¿Chi sa che Cuba dispone attualmente di oltre 30.000 medici inviati nei paesi poveri del Terzo Mondo?
¿Perché il grande capitale economico e finanziario investe nella stampa che è un settore estremamente deficitario? E’ economicamente assurdo ma ideologicamente estremamente efficiente. L’obiettivo di questi investitori non è produrre profitti ma controllare le idee e ridurre il quadro convenzionale del dibattito permesso.
Il quadro ideologico stabilito in seno ai media censura i dibattiti veri. Di fatto la stampa, proprietà di grandi gruppi economici e finanziari, ostenta caratteristiche così poco democratiche da rappresentare un pericolo.
* Ricercatore all’Università “La Sorbonne” – Paris; docente all’Università “Paris Descartes” Leggi tutto...
da il manifesto del 04/3/09
di Geraldina Colotti
Carolina Major Perez, ingegnere dei trasporti, è responsabile delle relazioni internazionali nella Federazione delle donne cubane, un'organizzazione non governativa che raggruppa circa quattro milioni di donne e partecipa, con statuto consultivo, al Consiglio economico e sociale delle Nazioni unite.
Nel governo Obama sia alla Camera dei rappresentanti che alla Commissione esteri del Senato c'è chi chiede la fine dell'embargo a Cuba, che dura dal 1961.
Molti amici di Cuba desiderano la fine di un blocco economico che ha costituito il principale ostacolo al nostro sviluppo, ma finora non c'è stato alcun segnale di risposta alle nostre ben note richieste.
Come valuta il nuovo corso avviato da Raul Castro a Cuba?
Io non sono un'economista, mi occupo soprattutto del sociale e, per il mio lavoro, dei trasporti. Non siamo una società perfetta, ma un corpo sociale in evoluzione, che cerca di imparare dai propri errori. Alcuni fattori hanno complicato lo sviluppo economico del nostro paese: il bloqueo, che ha impedito l'accesso alla tecnologia e un maggiore sviluppo. Per questo il nostro sistema di telecomunicazioni è obsoleto, non possiamo fare collegamenti internet con terzi nodi, abbiamo provveduto a istituire centri internet che possano essere raggiunti dalle comunità, ma non possiamo permetterci il lusso che tutti abbiano il collegamento in casa. I trasporti stanno lentamente migliorando solo ora anche grazie alla collaborazione con la Cina. Siamo un paese povero, messo alla prova dagli uragani. In questo momento si sta cercando di spingere il popolo a lavorare e a produrre di più per superare questa situazione di difficoltà nel contesto di crisi internazionale. Lo stato ha deciso di consegnare ai contadini altra terra, di proprietà statale, che rimaneva incolta per mancanza di tecnologie. Dando in gestione a contadini singoli o a cooperative le terre incolte, quello che viene prodotto in più è parte del consumo di tutta la popolazione e del contadino stesso. In un contesto di crisi internazionale, non si può stare a guardare, bisogna moltiplicare gli sforzi.
La crisi internazionale avrà ricadute sociali anche a Cuba?
La crisi mondiale danneggia per primi i paesi poveri, quindi ci riguarda, lo sviluppo economico incide sempre su quello sociale. Ma noi siamo abituati a mettere a frutto il poco che abbiamo e, sul piano delle conquiste sociali, siamo più avanti o alla pari, dei paesi sviluppati. Da 50 anni il nostro paese subisce aggressioni chimiche e biologiche alle produzioni agricole, attacchi terroristici alle zone turistiche - e il turismo è un'entrata importante per noi. Ci hanno distrutto piantagioni di canna da zucchero sapendo che è uno dei nostri prodotti principali, hanno ostacolato le esportazioni di nichel. Negli anni '90, con la fine del campo socialista, hanno inasprito il blocco e creato un'agenzia che si è occupata e si occupa di boicottare i prodotti che esportiamo. Hanno fatto pressione sull'Unione europea perché condizionasse la fine del bloqueo alla rinuncia della nostra sovranità, e abbiamo preferito rifiutare. Nonostante questo, non si è mai chiusa una scuola né si è smesso di fornire libri gratuiti agli studenti, né si è chiesto un soldo per le medicine o le cure mediche coperte dal governo. Abbiamo poche risorse, ma non abbiamo smesso di investire - dall'Africa ai Caraibi, dall'America latina all'Asia - in un progetto che vede al centro l'essere umano, partecipe e solidale. Voglio raccontarle un aneddoto. Mio figlio ha vent'anni, sta studiando al secondo anno di università, ingegneria delle telecomunicazioni. Nel 2007 si è iscritto all'università e gli hanno consegnato 7 libri senza pagare un centesimo, a lui e a tutti quelli che si stavano iscrivendo, più di 100 ragazzi, ed era solo un anticipo di tutto i libri e il materiale che avrebbero ricevuto gratuitamente per tutto il corso di studi. Quanti giovani in America latina o in Europa possono dire altrettanto? Nelle altre parti del mondo, tante persone si svegliano con l'angoscia di dover cercare un lavoro o di poterlo perdere o di non potersi curare. Noi possiamo avere avuto il problema di come vestirci, per via degli effetti della doppia moneta e del peso convertibile, ma non quell'angoscia.
Nel 1903 l'isola di Guantanamo è stata data in concessione perpetua agli Usa. Dopo la chiusura del lager di Guantanamo il governo cubano ne ha chiesto ufficialmente la restituzione.
Quella per la restituzione dell'isola è sempre stata una nostra richiesta, una delle tante nostre battaglie passate sotto silenzio. Dal 1 gennaio '59, gli Stati uniti hanno usato quella base navale come punto di partenza di ogni genere di attacco contro la sovranità di Cuba, che non ha mai smesso di protestare. La Costituzione di Cuba, del febbraio 1976, ratificata con plebiscito nel 2002, stabilisce la nullità di trattati o concessioni stipulati in condizione di disparità fra i contraenti. Ma di Guantanamo si è cominciato a parlare solo quando è stata trasformata in un luogo di tortura per presunti terroristi, quando sono venute fuori le violazioni dei diritti umani che noi stesse abbiamo più volte denunciato a Ginevra. Finché rimaneva un problema cubano, non faceva notizia. E anche dopo la chiusura del carcere, non si è parlato di ritirare la base navale dal nostro territorio. Leggi tutto...
di Geraldina Colotti
Carolina Major Perez, ingegnere dei trasporti, è responsabile delle relazioni internazionali nella Federazione delle donne cubane, un'organizzazione non governativa che raggruppa circa quattro milioni di donne e partecipa, con statuto consultivo, al Consiglio economico e sociale delle Nazioni unite.
Nel governo Obama sia alla Camera dei rappresentanti che alla Commissione esteri del Senato c'è chi chiede la fine dell'embargo a Cuba, che dura dal 1961.
Molti amici di Cuba desiderano la fine di un blocco economico che ha costituito il principale ostacolo al nostro sviluppo, ma finora non c'è stato alcun segnale di risposta alle nostre ben note richieste.
Come valuta il nuovo corso avviato da Raul Castro a Cuba?
Io non sono un'economista, mi occupo soprattutto del sociale e, per il mio lavoro, dei trasporti. Non siamo una società perfetta, ma un corpo sociale in evoluzione, che cerca di imparare dai propri errori. Alcuni fattori hanno complicato lo sviluppo economico del nostro paese: il bloqueo, che ha impedito l'accesso alla tecnologia e un maggiore sviluppo. Per questo il nostro sistema di telecomunicazioni è obsoleto, non possiamo fare collegamenti internet con terzi nodi, abbiamo provveduto a istituire centri internet che possano essere raggiunti dalle comunità, ma non possiamo permetterci il lusso che tutti abbiano il collegamento in casa. I trasporti stanno lentamente migliorando solo ora anche grazie alla collaborazione con la Cina. Siamo un paese povero, messo alla prova dagli uragani. In questo momento si sta cercando di spingere il popolo a lavorare e a produrre di più per superare questa situazione di difficoltà nel contesto di crisi internazionale. Lo stato ha deciso di consegnare ai contadini altra terra, di proprietà statale, che rimaneva incolta per mancanza di tecnologie. Dando in gestione a contadini singoli o a cooperative le terre incolte, quello che viene prodotto in più è parte del consumo di tutta la popolazione e del contadino stesso. In un contesto di crisi internazionale, non si può stare a guardare, bisogna moltiplicare gli sforzi.
La crisi internazionale avrà ricadute sociali anche a Cuba?
La crisi mondiale danneggia per primi i paesi poveri, quindi ci riguarda, lo sviluppo economico incide sempre su quello sociale. Ma noi siamo abituati a mettere a frutto il poco che abbiamo e, sul piano delle conquiste sociali, siamo più avanti o alla pari, dei paesi sviluppati. Da 50 anni il nostro paese subisce aggressioni chimiche e biologiche alle produzioni agricole, attacchi terroristici alle zone turistiche - e il turismo è un'entrata importante per noi. Ci hanno distrutto piantagioni di canna da zucchero sapendo che è uno dei nostri prodotti principali, hanno ostacolato le esportazioni di nichel. Negli anni '90, con la fine del campo socialista, hanno inasprito il blocco e creato un'agenzia che si è occupata e si occupa di boicottare i prodotti che esportiamo. Hanno fatto pressione sull'Unione europea perché condizionasse la fine del bloqueo alla rinuncia della nostra sovranità, e abbiamo preferito rifiutare. Nonostante questo, non si è mai chiusa una scuola né si è smesso di fornire libri gratuiti agli studenti, né si è chiesto un soldo per le medicine o le cure mediche coperte dal governo. Abbiamo poche risorse, ma non abbiamo smesso di investire - dall'Africa ai Caraibi, dall'America latina all'Asia - in un progetto che vede al centro l'essere umano, partecipe e solidale. Voglio raccontarle un aneddoto. Mio figlio ha vent'anni, sta studiando al secondo anno di università, ingegneria delle telecomunicazioni. Nel 2007 si è iscritto all'università e gli hanno consegnato 7 libri senza pagare un centesimo, a lui e a tutti quelli che si stavano iscrivendo, più di 100 ragazzi, ed era solo un anticipo di tutto i libri e il materiale che avrebbero ricevuto gratuitamente per tutto il corso di studi. Quanti giovani in America latina o in Europa possono dire altrettanto? Nelle altre parti del mondo, tante persone si svegliano con l'angoscia di dover cercare un lavoro o di poterlo perdere o di non potersi curare. Noi possiamo avere avuto il problema di come vestirci, per via degli effetti della doppia moneta e del peso convertibile, ma non quell'angoscia.
Nel 1903 l'isola di Guantanamo è stata data in concessione perpetua agli Usa. Dopo la chiusura del lager di Guantanamo il governo cubano ne ha chiesto ufficialmente la restituzione.
Quella per la restituzione dell'isola è sempre stata una nostra richiesta, una delle tante nostre battaglie passate sotto silenzio. Dal 1 gennaio '59, gli Stati uniti hanno usato quella base navale come punto di partenza di ogni genere di attacco contro la sovranità di Cuba, che non ha mai smesso di protestare. La Costituzione di Cuba, del febbraio 1976, ratificata con plebiscito nel 2002, stabilisce la nullità di trattati o concessioni stipulati in condizione di disparità fra i contraenti. Ma di Guantanamo si è cominciato a parlare solo quando è stata trasformata in un luogo di tortura per presunti terroristi, quando sono venute fuori le violazioni dei diritti umani che noi stesse abbiamo più volte denunciato a Ginevra. Finché rimaneva un problema cubano, non faceva notizia. E anche dopo la chiusura del carcere, non si è parlato di ritirare la base navale dal nostro territorio. Leggi tutto...
Etichette:
Cuba
GIANNI MINA'
Cinquant'anni fa la Revolución dei barbudos – Gianni Minà da ‘il manifesto’ del 30/12/08.
Quella notte del 1° gennaio 1959 in cui Fulgencio Batista, il dittatore che governava Cuba con la complicità della mafia italo-americana, fuggì a Santo Domingo con un aereo carico di dollari nessun politologo o editorialista Usa si azzardò a presagire che il movimento di liberazione di Fidel Castro, Che Guevara, Camilo Cienfuegos che era riuscito a cacciare quell'ex sergente sadico e torturatore, avrebbe guidato per decenni l'isola dei Caraibi, da sempre la più ambita dagli Stati uniti.
D'altronde, storici e critici di Cuba di ieri e di oggi sono stati sempre smentiti dagli eventi. Dall'insuccesso patito dai controrivoluzionari appoggiati dalla Cia nel tentativo di sbarco nella Baia dei Porci al collasso del comunismo Est-europeo che non si portò dietro quello della rivoluzione cubana, dalla drammatica stagione del periodo especial (quando Cuba, negli anni '90, perse i partner commerciali del mondo comunista ormai in dissoluzione e rischiò la fame, ma sopravisse) all'infermità di Fidel Castro, solo due anni fa, che pose l'interrogativo di sempre: che ne sarà della Revolución dopo di lui?
E invece Cuba non si è persa, è lì, e festeggia i 50 anni della rivoluzione proprio mentre l'afro-americano Barak Obama assume, per la prima volta nella storia, la presidenza degli Stati uniti.
Due eventi epocali, in qualche modo collegati fra loro, perché sono i governi di Washington, a tenere da 50 anni in stato d'assedio politico l'isola più vasta dei Caraibi, colpevole, in definitiva, solo di aver rifiutato, ad un certo momento della propria storia, il credo indiscutibile del capitalismo e di essere scampata finora alle conseguenze di questo azzardo.
Così, per ironia della storia, ora saranno proprio le scelte che Obama farà sulle relazioni con Cuba, magari abolendo o attenuando l'immorale embargo (condannato quest'anno dall'Assemblea dell'Onu per la 17a volta consecutiva), a cambiare o no il futuro della terra di José Martí, l'eroe nazionale che già più di 100 anni fa, al tempo della guerra d'indipendenza dalla Spagna, intuì che il problema dell'autonomia e sopravvivenza cubana stava proprio nelle mire espansionistiche Usa.
Per questo è già incredibile che Cuba, autonoma, indipendente e socialista, ancora esista dopo anni di ostilità della più poderosa potenza del mondo, segnati da tentativi incessanti di destabilizzazione politica e da atti terroristici impuniti preparati in Florida e New Jersey e compiuti nell'isola con copertura Cia e nel completo disinteresse delle cosiddette democrazie occidentali.
È singolare poi che la resistenza di Cuba sia diventata un esempio in America latina, un continente per anni martoriato dal Plan Condor, un progetto di annientamento di ogni opposizione progressista voluto dal presidente Nixon e dal segretario di stato Kissinger, negli anni '70.
Ma è ancora più emblematico che Cuba festeggi nel momento in cui, dopo il muro di Berlino è crollato anche il muro del capitalismo. Una constatazione che fa leggere diversamente, con un sorriso beffardo, le critiche alle scelte «azzardate» fatte da Cuba 50 anni fa.
La Revolución, pur non esente da errori, contraddizioni e illiberalità, festeggia infatti mezzo secolo di sopravvivenza con la più bassa mortalità infantile dell'intero continente americano, la più alta media di vita del Sudamerica, un sistema sanitario esemplare.
Ma la Revolución sente anche l'orgoglio di aver influenzato, come ha ricordato recentemente il presidente brasiliano Lula, il riscatto e le scelte di progresso in atto in America latina, non solo in Brasile ma in Argentina, Venezuela, Bolivia, Ecuador, Paraguay e, con caratteri più tenui, in Uruguay e Cile…
Ho sentito Lula spiegare questo concetto… «Senza la resistenza di Cuba e il sacrificio di tanti Che Guevara, questo vento di autonomia e democrazia non sarebbe ancora soffiato in America latina»…
... La realtà è che le notizie che denunciano le strategie imbarazzanti degli Usa in America latina non trovano posto nella comunicazione delle cosiddette democrazie occidentali.
Solo nel 2007, per esempio, Washington, «per favorire un cambio politico» rapido e drastico nell'isola ha stanziato per l'operazione Cuba Libre (un ulteriore progetto di destabilizzazione dell'isola con il varo di una vera strategia della tensione) 140 milioni di dollari (60 del Congresso e 80 prelevati dalla disponibilità personale del presidente) e nel 2008, nonostante l'esplosione della crisi finanziaria, i contribuenti nord-americani hanno dovuto sborsare, senza essere consultati, 45 milioni di dollari per lo stesso obiettivo…
…Io penso che Cuba ha resistito, pur con tutte le sue contraddizioni, per aver saputo creare fra la gente una coscienza collettiva e solidaristica. Una coscienza che è passata sopra i contrasti e gli errori, e resiste nel tempo. Leggi tutto...
Quella notte del 1° gennaio 1959 in cui Fulgencio Batista, il dittatore che governava Cuba con la complicità della mafia italo-americana, fuggì a Santo Domingo con un aereo carico di dollari nessun politologo o editorialista Usa si azzardò a presagire che il movimento di liberazione di Fidel Castro, Che Guevara, Camilo Cienfuegos che era riuscito a cacciare quell'ex sergente sadico e torturatore, avrebbe guidato per decenni l'isola dei Caraibi, da sempre la più ambita dagli Stati uniti.
D'altronde, storici e critici di Cuba di ieri e di oggi sono stati sempre smentiti dagli eventi. Dall'insuccesso patito dai controrivoluzionari appoggiati dalla Cia nel tentativo di sbarco nella Baia dei Porci al collasso del comunismo Est-europeo che non si portò dietro quello della rivoluzione cubana, dalla drammatica stagione del periodo especial (quando Cuba, negli anni '90, perse i partner commerciali del mondo comunista ormai in dissoluzione e rischiò la fame, ma sopravisse) all'infermità di Fidel Castro, solo due anni fa, che pose l'interrogativo di sempre: che ne sarà della Revolución dopo di lui?
E invece Cuba non si è persa, è lì, e festeggia i 50 anni della rivoluzione proprio mentre l'afro-americano Barak Obama assume, per la prima volta nella storia, la presidenza degli Stati uniti.
Due eventi epocali, in qualche modo collegati fra loro, perché sono i governi di Washington, a tenere da 50 anni in stato d'assedio politico l'isola più vasta dei Caraibi, colpevole, in definitiva, solo di aver rifiutato, ad un certo momento della propria storia, il credo indiscutibile del capitalismo e di essere scampata finora alle conseguenze di questo azzardo.
Così, per ironia della storia, ora saranno proprio le scelte che Obama farà sulle relazioni con Cuba, magari abolendo o attenuando l'immorale embargo (condannato quest'anno dall'Assemblea dell'Onu per la 17a volta consecutiva), a cambiare o no il futuro della terra di José Martí, l'eroe nazionale che già più di 100 anni fa, al tempo della guerra d'indipendenza dalla Spagna, intuì che il problema dell'autonomia e sopravvivenza cubana stava proprio nelle mire espansionistiche Usa.
Per questo è già incredibile che Cuba, autonoma, indipendente e socialista, ancora esista dopo anni di ostilità della più poderosa potenza del mondo, segnati da tentativi incessanti di destabilizzazione politica e da atti terroristici impuniti preparati in Florida e New Jersey e compiuti nell'isola con copertura Cia e nel completo disinteresse delle cosiddette democrazie occidentali.
È singolare poi che la resistenza di Cuba sia diventata un esempio in America latina, un continente per anni martoriato dal Plan Condor, un progetto di annientamento di ogni opposizione progressista voluto dal presidente Nixon e dal segretario di stato Kissinger, negli anni '70.
Ma è ancora più emblematico che Cuba festeggi nel momento in cui, dopo il muro di Berlino è crollato anche il muro del capitalismo. Una constatazione che fa leggere diversamente, con un sorriso beffardo, le critiche alle scelte «azzardate» fatte da Cuba 50 anni fa.
La Revolución, pur non esente da errori, contraddizioni e illiberalità, festeggia infatti mezzo secolo di sopravvivenza con la più bassa mortalità infantile dell'intero continente americano, la più alta media di vita del Sudamerica, un sistema sanitario esemplare.
Ma la Revolución sente anche l'orgoglio di aver influenzato, come ha ricordato recentemente il presidente brasiliano Lula, il riscatto e le scelte di progresso in atto in America latina, non solo in Brasile ma in Argentina, Venezuela, Bolivia, Ecuador, Paraguay e, con caratteri più tenui, in Uruguay e Cile…
Ho sentito Lula spiegare questo concetto… «Senza la resistenza di Cuba e il sacrificio di tanti Che Guevara, questo vento di autonomia e democrazia non sarebbe ancora soffiato in America latina»…
... La realtà è che le notizie che denunciano le strategie imbarazzanti degli Usa in America latina non trovano posto nella comunicazione delle cosiddette democrazie occidentali.
Solo nel 2007, per esempio, Washington, «per favorire un cambio politico» rapido e drastico nell'isola ha stanziato per l'operazione Cuba Libre (un ulteriore progetto di destabilizzazione dell'isola con il varo di una vera strategia della tensione) 140 milioni di dollari (60 del Congresso e 80 prelevati dalla disponibilità personale del presidente) e nel 2008, nonostante l'esplosione della crisi finanziaria, i contribuenti nord-americani hanno dovuto sborsare, senza essere consultati, 45 milioni di dollari per lo stesso obiettivo…
…Io penso che Cuba ha resistito, pur con tutte le sue contraddizioni, per aver saputo creare fra la gente una coscienza collettiva e solidaristica. Una coscienza che è passata sopra i contrasti e gli errori, e resiste nel tempo. Leggi tutto...
Etichette:
Cuba,
Latinoamerica
I cinque eroi della Rebubblica di Cuba.
Stralci delle dichiarazioni pronunciate dopo la sentenza dai cinque patrioti cubani ingiustamente condannati in un Tribunale Federale di Miami (Florida – Stati Uniti).
Signora Giudice, Signore e Signori
questo è un tempo di grandi cambiamenti e siamo già in pieno XXI secolo, oggi gli USA hanno relazioni con Cina, Vietnam, Corea del nord e con molti altri paesi con cui sembrava impossibile avere relazioni. Perché Cuba no?
Signori dell’accusa, vi piaccia o meno. Cuba è un paese indipendente e sovrano, ha un proprio governo legittimo, un suo Presidente, i suoi martiri ed eroi, le proprie convinzioni!
Cuba signori, va rispettata!
Comunque, se per evitare la morte di tanti esseri umani innocenti e per difendere i nostri due paesi dal terrorismo, se per questo io sono stato condannato, sia benvenuta questa condanna! Porterò l’uniforme di carcerato con lo stesso onore e orgoglio di un soldato che porta le decorazioni più eccellenti! Questa è la verità e qui è scritta la storia: sarà lei che ci renderà giustizia! Grazie.
Ramon Labanino Salazar: condannato un ergastolo più 18 anni.
Signora Giudice,
non è necessario per me parlare dei miei sentimenti politici, lo hanno fatto altri durante lo svolgimento di questo processo fomentando un odio irrazionale, assurdo, viscerale, diretto verso qualcosa che è sconosciuta: è triste venire educato per odiare qualcuno che non si conosce!
Hanno parlato impunemente di Cuba offendendo un popolo il cui solo delitto è aver scelto il proprio cammino, aver difeso le proprie scelte con successo, a costo di enormi sacrifici. Un popolo educato come quello di Cuba – dove è immorale anche bruciare una bandiera, quella degli USA o di qualsiasi altro paese. L’odio e l’ignoranza che abbiamo visto qui , dirette verso un piccolo paese sono pericolosi se si combinano con un senso accecante del potere e della falsa superiorità. Molte grazie.
Renè Gonzales Sehwerert: condannato a15 anni.
Sua signoria:
il mio paese, il popolo di Cuba, da quaranta anni sono obbligati a conoscere il pericolo e chiamati a difendere la propria libertà. Io sono orgoglioso di essere uno di coloro che hanno operato per prevenire questi pericoli.
Cuba, che ha sofferto attacchi di terrorismo da più di 40 anni, ha il diritto di difendersi. Oggi la nazione statunitense si unisce nella lotta al terrorismo: nel mio paese tutto questo è stato necessità e realtà per molti anni. Non si può utilizzare una doppia giustizia! Si devono combattere gli atti di terrorismo e si devono eliminare sia se si commettono in un paese grande e poderoso, che in un piccolo paese.
Non esistono il terrorismo cattivo e il terrorismo buono!
Nelle mani del Governo degli Stati Uniti c’è la possibilità di eliminare l’influenza perniciosa di un gruppo piccolo, ma molto potente economicamente, di mafiosi, di reazionari della comunità cubano-americana di Miami. Io spero che un giorno Cuba non debba più avere la necessità di mandare persone come me che volontariamente e per amore del proprio paese e del proprio popolo devono venire qui a lottare contro il terrorismo. Negli anni di prigione mi accompagnerà sempre la dignità che ho appreso dal mio popolo e dalla sua storia. Molte grazie.
Fernando Gonzalez Llort: condannato a 19 anni.
Sua Signoria,
l’accusa considera e ha chiesto che io trascorra il resto della mia vita in prigione. Io spero che in altri livelli del sistema la ragione e la giustizia possano prevalere al disopra dei pregiudizi politici e dei desideri di vendetta; comprendendo che non abbiamo mai commesso atti dannosi contro questo paese, tali da meritare simili condanne. Ma anche se questo non avverrà, io mi permetto di fare mie le parole di uno dei più grandi patrioti degli Stati Uniti, Nathan Hale, che dichiarò: “Mi dispiace di avere una sola vita da consegnare alla mia Patria!”
Gerardo Hernandez Nordelo: condannato a due ergastoli più 15 anni.
Sua Signoria,
Mi permetta di dire che condivido quello che hanno dichiarato i miei quattro fratelli in questa causa. Fernando, Renè, Ramon e Gerardo. I nostri discorsi si basano nella più assoluta verità, nella solidità dei principi in cui crediamo e nell’onore dell’eroico popolo cubano.
Cuba il mio piccolo paese è stato attaccato e calunniato un anno dopo l’alto con una politica crudele, disumana e assurda. Una vera guerra vorace e aperta di terrorismo, precursore dell’orrore, di sabotaggi, generatore di rovine di omicidi, causa di dolore, del dolore più profondo, la morte.
Non solo documenti del Governo di Cuba hanno messo in luce tutte queste aggressioni, ma gli stessi documenti non più segreti del Governo degli Stati Uniti, resi pubblici dopo anni.
Perché tanto odio verso il popolo di Cuba?
Perché Cuba ha scelto una strada diversa?
Perché il popolo cubano vuole il socialismo?
Perché ha eliminato i latifondisti e ha sradicato l’analfabetismo?
Perché ha dato educazione e attenzione medica gratis al suo popolo?
Perché offre un futuro felice ai suoi bambini?
Il compito di frenare gli atti di terrorismo è stato complesso e difficile, il mio paese ha fatto di tutto per avvisare il Governo USA dei pericoli di queste azioni usando canali ufficiali discreti o pubblici, ma non è mai esistita una cooperazione reciproca.
La sua sentenza è la causa, per i miei amati fratelli e per me, di una ingiusta carcerazione, ma noi non ci stancheremo mai di difendere la nostra causa e i principi che abbiamo abbracciato. Giungerà un giorno nel quale non vivremo più nell’angoscia del terrore e della morte e in quel giorno della storia si farà vera giustizia nella nostra causa. Grazie.
Antonio Gerrero Rodriguez: condannato all'ergastolo più 10 anni. Leggi tutto...
Signora Giudice, Signore e Signori
questo è un tempo di grandi cambiamenti e siamo già in pieno XXI secolo, oggi gli USA hanno relazioni con Cina, Vietnam, Corea del nord e con molti altri paesi con cui sembrava impossibile avere relazioni. Perché Cuba no?
Signori dell’accusa, vi piaccia o meno. Cuba è un paese indipendente e sovrano, ha un proprio governo legittimo, un suo Presidente, i suoi martiri ed eroi, le proprie convinzioni!
Cuba signori, va rispettata!
Comunque, se per evitare la morte di tanti esseri umani innocenti e per difendere i nostri due paesi dal terrorismo, se per questo io sono stato condannato, sia benvenuta questa condanna! Porterò l’uniforme di carcerato con lo stesso onore e orgoglio di un soldato che porta le decorazioni più eccellenti! Questa è la verità e qui è scritta la storia: sarà lei che ci renderà giustizia! Grazie.
Ramon Labanino Salazar: condannato un ergastolo più 18 anni.
Signora Giudice,
non è necessario per me parlare dei miei sentimenti politici, lo hanno fatto altri durante lo svolgimento di questo processo fomentando un odio irrazionale, assurdo, viscerale, diretto verso qualcosa che è sconosciuta: è triste venire educato per odiare qualcuno che non si conosce!
Hanno parlato impunemente di Cuba offendendo un popolo il cui solo delitto è aver scelto il proprio cammino, aver difeso le proprie scelte con successo, a costo di enormi sacrifici. Un popolo educato come quello di Cuba – dove è immorale anche bruciare una bandiera, quella degli USA o di qualsiasi altro paese. L’odio e l’ignoranza che abbiamo visto qui , dirette verso un piccolo paese sono pericolosi se si combinano con un senso accecante del potere e della falsa superiorità. Molte grazie.
Renè Gonzales Sehwerert: condannato a15 anni.
Sua signoria:
il mio paese, il popolo di Cuba, da quaranta anni sono obbligati a conoscere il pericolo e chiamati a difendere la propria libertà. Io sono orgoglioso di essere uno di coloro che hanno operato per prevenire questi pericoli.
Cuba, che ha sofferto attacchi di terrorismo da più di 40 anni, ha il diritto di difendersi. Oggi la nazione statunitense si unisce nella lotta al terrorismo: nel mio paese tutto questo è stato necessità e realtà per molti anni. Non si può utilizzare una doppia giustizia! Si devono combattere gli atti di terrorismo e si devono eliminare sia se si commettono in un paese grande e poderoso, che in un piccolo paese.
Non esistono il terrorismo cattivo e il terrorismo buono!
Nelle mani del Governo degli Stati Uniti c’è la possibilità di eliminare l’influenza perniciosa di un gruppo piccolo, ma molto potente economicamente, di mafiosi, di reazionari della comunità cubano-americana di Miami. Io spero che un giorno Cuba non debba più avere la necessità di mandare persone come me che volontariamente e per amore del proprio paese e del proprio popolo devono venire qui a lottare contro il terrorismo. Negli anni di prigione mi accompagnerà sempre la dignità che ho appreso dal mio popolo e dalla sua storia. Molte grazie.
Fernando Gonzalez Llort: condannato a 19 anni.
Sua Signoria,
l’accusa considera e ha chiesto che io trascorra il resto della mia vita in prigione. Io spero che in altri livelli del sistema la ragione e la giustizia possano prevalere al disopra dei pregiudizi politici e dei desideri di vendetta; comprendendo che non abbiamo mai commesso atti dannosi contro questo paese, tali da meritare simili condanne. Ma anche se questo non avverrà, io mi permetto di fare mie le parole di uno dei più grandi patrioti degli Stati Uniti, Nathan Hale, che dichiarò: “Mi dispiace di avere una sola vita da consegnare alla mia Patria!”
Gerardo Hernandez Nordelo: condannato a due ergastoli più 15 anni.
Sua Signoria,
Mi permetta di dire che condivido quello che hanno dichiarato i miei quattro fratelli in questa causa. Fernando, Renè, Ramon e Gerardo. I nostri discorsi si basano nella più assoluta verità, nella solidità dei principi in cui crediamo e nell’onore dell’eroico popolo cubano.
Cuba il mio piccolo paese è stato attaccato e calunniato un anno dopo l’alto con una politica crudele, disumana e assurda. Una vera guerra vorace e aperta di terrorismo, precursore dell’orrore, di sabotaggi, generatore di rovine di omicidi, causa di dolore, del dolore più profondo, la morte.
Non solo documenti del Governo di Cuba hanno messo in luce tutte queste aggressioni, ma gli stessi documenti non più segreti del Governo degli Stati Uniti, resi pubblici dopo anni.
Perché tanto odio verso il popolo di Cuba?
Perché Cuba ha scelto una strada diversa?
Perché il popolo cubano vuole il socialismo?
Perché ha eliminato i latifondisti e ha sradicato l’analfabetismo?
Perché ha dato educazione e attenzione medica gratis al suo popolo?
Perché offre un futuro felice ai suoi bambini?
Il compito di frenare gli atti di terrorismo è stato complesso e difficile, il mio paese ha fatto di tutto per avvisare il Governo USA dei pericoli di queste azioni usando canali ufficiali discreti o pubblici, ma non è mai esistita una cooperazione reciproca.
La sua sentenza è la causa, per i miei amati fratelli e per me, di una ingiusta carcerazione, ma noi non ci stancheremo mai di difendere la nostra causa e i principi che abbiamo abbracciato. Giungerà un giorno nel quale non vivremo più nell’angoscia del terrore e della morte e in quel giorno della storia si farà vera giustizia nella nostra causa. Grazie.
Antonio Gerrero Rodriguez: condannato all'ergastolo più 10 anni. Leggi tutto...
Etichette:
I cinque eroi
SOCIALISMO DEL XXI SECOLO
L’IMPORTANZA DI CUBA PER LA RICOSTRUZIONE DELL’ INTERNAZIONALISMO E PER UN PROGETTO SOCIALISTA NEL XXI SECOLO.
Quando non solo in Italia destra e sinistra si combattono per amministrare lo stesso sistema c’è qualcosa che non va nel sistema e nella politica.
Da qui nasce l’esigenza di resistere sul piano politico, morale, culturale e storico.
Noi dell’Associazione nazionale di amicizia Italia Cuba scriviamo resistere e pensiamo a Cuba e alla sua rivoluzione che resiste da 50 anni e continua nei fatti ad esercitare la critica al modello di sviluppo attuale sempre meno sostenibile e sempre più disumanizzante.
Come per i popoli del Venezuela e della Bolivia la cui lotta sta determinando la speranza nella trasformazione sociale in Sud America anche per noi Cuba rappresenta un modello di riferimento.
Cuba attraverso la Rivoluzione fu il primo territorio liberato dall’imperialismo in America latina e vide restituire al popolo le risorse naturali, le industrie e i servizi fondamentali prima in mano alle multinazionali. Cuba oggi è il solo paese dell’America latina a non essere membro dell’ FMI (Fondo Monetario Internazionale) e allo stesso tempo, anche grazie a ciò, quello che ha registrato il miglior tasso di crescita di tutta la regione negli ultimi dieci anni salvaguardando i pilastri del sistema sociale: salute ed istruzione gratuita, servizi pubblici (acqua, elettricità, telefono, trasporti), alimentazione e casa a prezzi accessibili a tutti.
La più grande difficoltà per comprendere le dinamiche dei movimenti di massa e delle organizzazioni di classe su scala internazionale viene dal fatto che le forze progressiste che si oppongono oggi al capitalismo e all’imperialismo non hanno più la forma omogenea di un tempo. In occidente si aggiunge il comportamento di quella che si persiste a chiamare “sinistra” fatto di concessioni, che vanno dai compromessi alle compromissioni, che hanno portato all’abbandono della più elementare solidarietà internazionalista verso Cuba e verso le formazioni politiche e sociali che continuano a difendere il bene della prospettiva socialista fondato su uno scontro con l’imperialismo.
Questo ritrovato internazionalismo dovrà diffondere la convinzione che i destini di tutti quelli che si oppongono alla mondializzazione capitalista, nelle metropoli del centro o nelle campagne delle periferie, sono strettamente legati; che si tratta di una sola ed unica battaglia per un mondo radicalmente differente, veramente umano, socialista, che i progressisti del mondo vinceranno o perderanno tutti insieme.
Iscriversi all’Associazione significa sostenere Cuba e con essa prendere parte alla lotta contro il razzismo, la menzogna, l’indifferenza, l’ingiustizia, la povertà e l’emarginazione nel mondo moderno e per la realizzazione di modello di sviluppo alternativo, socialmente equo ed ecologicamente sostenibile per le generazioni future. Leggi tutto...
Quando non solo in Italia destra e sinistra si combattono per amministrare lo stesso sistema c’è qualcosa che non va nel sistema e nella politica.
Da qui nasce l’esigenza di resistere sul piano politico, morale, culturale e storico.
Noi dell’Associazione nazionale di amicizia Italia Cuba scriviamo resistere e pensiamo a Cuba e alla sua rivoluzione che resiste da 50 anni e continua nei fatti ad esercitare la critica al modello di sviluppo attuale sempre meno sostenibile e sempre più disumanizzante.
Come per i popoli del Venezuela e della Bolivia la cui lotta sta determinando la speranza nella trasformazione sociale in Sud America anche per noi Cuba rappresenta un modello di riferimento.
Cuba attraverso la Rivoluzione fu il primo territorio liberato dall’imperialismo in America latina e vide restituire al popolo le risorse naturali, le industrie e i servizi fondamentali prima in mano alle multinazionali. Cuba oggi è il solo paese dell’America latina a non essere membro dell’ FMI (Fondo Monetario Internazionale) e allo stesso tempo, anche grazie a ciò, quello che ha registrato il miglior tasso di crescita di tutta la regione negli ultimi dieci anni salvaguardando i pilastri del sistema sociale: salute ed istruzione gratuita, servizi pubblici (acqua, elettricità, telefono, trasporti), alimentazione e casa a prezzi accessibili a tutti.
La più grande difficoltà per comprendere le dinamiche dei movimenti di massa e delle organizzazioni di classe su scala internazionale viene dal fatto che le forze progressiste che si oppongono oggi al capitalismo e all’imperialismo non hanno più la forma omogenea di un tempo. In occidente si aggiunge il comportamento di quella che si persiste a chiamare “sinistra” fatto di concessioni, che vanno dai compromessi alle compromissioni, che hanno portato all’abbandono della più elementare solidarietà internazionalista verso Cuba e verso le formazioni politiche e sociali che continuano a difendere il bene della prospettiva socialista fondato su uno scontro con l’imperialismo.
Questo ritrovato internazionalismo dovrà diffondere la convinzione che i destini di tutti quelli che si oppongono alla mondializzazione capitalista, nelle metropoli del centro o nelle campagne delle periferie, sono strettamente legati; che si tratta di una sola ed unica battaglia per un mondo radicalmente differente, veramente umano, socialista, che i progressisti del mondo vinceranno o perderanno tutti insieme.
Iscriversi all’Associazione significa sostenere Cuba e con essa prendere parte alla lotta contro il razzismo, la menzogna, l’indifferenza, l’ingiustizia, la povertà e l’emarginazione nel mondo moderno e per la realizzazione di modello di sviluppo alternativo, socialmente equo ed ecologicamente sostenibile per le generazioni future. Leggi tutto...
Etichette:
Latinoamerica
Iscriviti a:
Post (Atom)