Alla Segreteria Nazionale
Al presidente dell’Associazione
La morte dopo 85 giorni di sciopero della fame di Orlando Zapata Tamayo “ è una grande tragedia per la sua famiglia, per il movimento dei diritti umani a Cuba e per il governo cubano” questa dichiarazione è di Elizardo Sanchez della Commissione cubana dei diritti umani , organizzazione ritenuta illegale ma tollerata dal governo dell’Avana. Potremo chiamare Sanchez mercenario al soldo degli USA o più semplicemente gusano ma almeno per questa volta, secondo noi, ha ragione. La morte di Zapata è una tragedia che, oltre ad alimentare le solite critiche interessate delle lobby mafiose di Miami, dell’ amministrazione USA (ora è il turno di quella del nobel per la pace con l’elmetto Obama), dell’UE e degli oppositori interni come la furba bloguera Yoani Sanchez nuova star internazionale della dissidenza cubana, soprattutto si ritorcerà contro la credibilità di Cuba, del suo governo e di chi, come noi, vede nel suo modello di società la critica più concreta al nostro malato capitalismo e quindi impiega il proprio tempo e spende la propria passione per sostenere questo.
Limitarsi a denunciare le strumentalizzazioni Usa contro Cuba e ricordare le violenze che si commettono a Guantanamo, l’ingiustizia subita dai 5 Eroi Cubani reclusi da quasi 12 anni nelle carceri Nordamericane o il fatto che nelle nostre carceri nel 2010 si sono registrati già 10 casi di suicidio senza affrontare i problemi che questa morte comporta come ha fatto in un comunicato l’ufficio stampa della nostra Associazione (http://www.italia-cuba.it/associazione/segreteria/comunica_copy(47).htm) a noi del Circolo di Senigallia che pure siamo da sempre al fianco della Rivoluzione cubana nel sostenere che “un altro mondo è possibile” sembra un atteggiamento quanto meno pretestuoso. Le violazioni dei diritti umani si sommano e si condannano, non si compensano. Secondo noi, l’interrogativo che oggi l’Associazione di Amicizia Italia-Cuba dovrebbe porre al governo cubano è se, in questo “altro mondo” per la cui realizzazione ci battiamo insieme fin dal 1961, sia giusto che un essere umano possa accumulare 36 anni di reclusione per reati d’opinione ed essere lasciato morire come è morto Orlando Zapata.
Senigallia, 26 febbraio 2010.
Il Direttivo del Circolo “Sado Sadovski” di Senigallia.
domenica 28 febbraio 2010
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